Lun, 2013-04-22 12:20
Modena: il Comune parte civile nei processi di mafia. L’intervista al Sindaco Giorgio Pighi
Il 25 marzo 2013, il Consiglio comunale di Modena ha approvato all’unanimità un ordine del giorno, con il quale si impegna a costituirsi parte civile nei processi penali per reati commessi da associazioni di stampo mafioso, o commessi con l’aggravante del metodo mafioso, afferenti il proprio territorio comunale. Avviso Pubblico ha intervistato il Sindaco della città, Giorgio Pighi.
Sindaco Pighi, perché e quando il Comune di Modena ha deciso di costituirsi parte civile nei processi penali per reati di stampo mafioso?
Il Consiglio comunale ha approvato il 25 marzo di quest’anno un ordine del giorno con il quale si stabilisce che il Comune di Modena si costituirà parte civile nei processi penali specificatamente per le violazioni dell’articolo 416 bis del codice penale (associazione di tipo mafioso) e per i delitti commessi al fine di agevolare queste attività; l’ordine del giorno la prevede anche per i delitti di cui all’articolo 416 ter del codice civile (scambio elettorale politico-mafioso). La decisione è stata presa in occasione di una seduta straordinaria dedicata proprio alle infiltrazioni mafiose alla quale sono intervenuti il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, e il presidente di Avviso Pubblico, Andrea Campitoti. Si tratta comunque di un’iniziativa che fa parte di un lungo percorso di approfondimento e sensibilizzazione in cui siamo impegnati da tempo.
Cosa vi ha spinto a fare una scelta di questo tipo?
La scelta si inserisce in un percorso avviato da tempo nel nostro Comune sui temi della legalità in collaborazione con Libera, i sindacati e tante altre associazioni. E’ stato sviluppato anche un intenso lavoro di approfondimento, soprattutto culturale, necessario per poter passare dall'attenzione ai fenomeni alla spinta operativa e all’azione politica, in grado di creare i percorsi efficienti di contrasto alle infiltrazioni mafiose sul nostro territorio. In questo è stata preziosa anche l’esperienza maturata sul fronte della sicurezza urbana, come conferma il recente Protocollo d'intesa tra Forum Sicurezza Urbana e Avviso Pubblico, poi ampliato anche all'Anci, per mettere a fuoco, appunto, gli strumenti che gli enti locali hanno per prevenire e contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata e i loro effetti sulla convivenza civile e sulla vivibilità.
Lungo il percorso che vi ha portati a deliberare questa decisione, avete incontrato ostacoli?
L’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità ed è frutto di una sensibilità largamente condivisa in città e nel nostro territorio. Il documento, che ha avuto come prima firmataria la presidente del Consiglio comunale Caterina Liotti, prevede anche di destinare eventuali risarcimenti a un fondo a sostegno delle vittime del racket e dell’usura, così come al sostegno delle realtà associative assegnatarie di immobili confiscati alla criminalità organizzata. Tra le richieste, inoltre, c’è anche quella di attivare campagne d’informazione contro il racket e l’usura per fare conoscere gli strumenti legislativi esistenti per chi denuncia i propri estorsori e usurai.
Vi è già capitato di costituirvi parte civile in un processo?
Non è ancora stato possibile applicarlo concretamente. Qualora sia disposto il rinvio a giudizio nella vicenda delle intimidazioni ai danni del giornalista modenese Giovanni Tizian, sotto scorta per le sue inchieste sulle infiltrazioni mafiose, abbiamo già annunciato l’intenzione di costituirci parte civile nel processo proprio per sottolineare che vogliamo essere vicini alle vittime e a tutti coloro che hanno il coraggio di denunciare. Giovanni, che abbiamo già avuto ospite in Consiglio lo scorso anno, rappresenta proprio il simbolo di un territorio dove le istituzioni sono a fianco di tutti coloro che, con il loro lavoro, ci aiutano nella lotta e nel contrasto alla criminalità organizzata.
Dal vostro osservatorio, qual è il grado di infiltrazione mafiosa sul territorio?
Il tema indubbiamente esiste e alcune inchieste stanno facendo emergere la presenza di imprese al cui interno agiscono persone sospettate di intrattenere rapporti con la criminalità organizzata, soprattutto in alcuni settori come quello dell’edilizia. Da anni possiamo contare su di uno strumento di prevenzione molto efficace, l’Osservatorio provinciale degli appalti pubblici, ma la crisi economica fa crescere l’esigenza di tenere alta la guardia rispetto ad alcuni segnali, in un territorio che comunque resiste alla diffusione dell’illegalità.
A cura di Giulia Migneco