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AVVISO PUBBLICO, Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie
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Corleone, 29 maggio 2011

COMUNICATO STAMPA

Amministratori locali di Avviso Pubblico del nord e del sud Italia in visita ai beni confiscati. Campinoti: “luoghi da visitare per chi dice che con la mafia bisogna conviverci”. Iannazzo: “l’uso sociale un esempio per i giovani e la politica”. Buscaglia: “l’esperienza di avviso pubblico va esportata a livello internazionale”

3° Festa nazionale di Avviso Pubblico, Corleone (PA), 26-29 maggio 2011

Sabato 29 maggio 2011, terzo giorno della Festa nazionale di Avviso Pubblico, è stata la giornata dedicata alla memoria delle vittime di mafia e all’impegno comune che alcuni sindaci siciliani hanno dimostrato nell’uso sociale dei beni confiscati. Una quindicina di amministratori locali di Avviso Pubblico, provenienti dal Nord e dal Sud Italia – Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Puglia – si sono recati in visita presso alcuni beni confiscati al clan dei corleonesi ed oggi utilizzati per finalità di carattere sociale, incontrando i sindaci. La prima tappa è stata presso il “Giardino della memoria”, a San Giuseppe Jato – Contrada Giambascio, luogo in cui il piccolo Giuseppe Di Matteo (figlio del pentito Santino Di Matteo), rapito il 23 novembre 1993 da Giovanni Brusca, fu strangolato e sciolto nell’acido dopo 779 giorni di prigionia. In un’atmosfera molto commovente, gli amministratori di Avviso Pubblico hanno incontrato Giuseppe Siviglia, Sindaco di San Giuseppe Jato, Salvatore Graffato Sindaco di Roccamena e Presidente del Consorzio sviluppo e legalità e Lucio Guarino, Direttore del Consorzio. “Abbiamo voluto la realizzazione del “Giardino della memoria” per affermare i valori della vita e della cultura contro le pratiche di morte della mafia. La mafia potrà essere sconfitta solo quando la società civile lo vorrà - ha dichiarato Giuseppe Siviglia dopo aver tristemente raccontato ciò che era avvenuto in quel posto - L’orrore e la vergogna devono trasformarsi in testimonianza di impegno civile, in coraggio per costruire un luogo di vita, di cultura e di pace”. Andrea Campinoti, Sindaco di Certaldo e Presidente di Avviso Pubblico, ha aggiunto: “E’ un luogo in cui bisognerebbe portare tutti coloro che dicono che con la mafia bisogna conviverci. Qui si può vedere con i propri occhi come dietro al potere della mafia si nasconda la brutalità dell’uomo”. La seconda tappa è stata presso la Cantina “Cento Passi”, bene confiscato alla mafia, recuperato dal Consorzio sviluppo e legalità e affidato alla Cooperativa Placido Rizzotto. Il Sindaco di Corleone e Vice Presidente di Avviso Pubblico, Antonino Iannazzo, ha affermato: “L’utilizzo sociale dei beni confiscati e i traguardi che abbiamo raggiunto devono diventare un esempio per i giovani e per la nuova classe politica”. Poi gli amministratori hanno raggiunto la Cantina Kaggio, un altro terreno confiscato alla famiglia di Bernardo Brusca, una struttura che il Consorzio sviluppo e legalità riporterà a breve in uso grazie ai fondi del Pon Sicurezza trasformandola nel Centro direzionale delle cooperative Pio La Torre, Placido Rizzotto e Lavoro e non solo. Realizzata con denaro pubblico e gestita sin dal 1978 dalla cosca dei corleonesi, la cantina era uno strumento per il riciclaggio di denaro sporco e un modo concreto per esercitare il controllo sociale sulla popolazione: tutti i contadini del territorio conferivano qui le loro uve. Sequestrata dallo Stato nel 1996, la cantina è stata consegnata solo nel 2006 al Comune di Monreale e assegnata nel 2009 al Consorzio sviluppo e legalità. Il Direttore del Consorzio, Lucio Guarino, ha dichiarato: “La cantina Kaggio è il simbolo dell’incapacità dello Stato di gestire i beni confiscati alla mafia e di rimetterli nel circuito produttivo; è necessario velocizzare il procedimento di confisca, che coinvolge tutti gli apparati dello Stato. In tempi rapidi vogliamo creare una struttura e una cultura imprenditoriale per i giovani del territorio dandogli così la possibilità di poter investire qui per un futuro migliore”. L’ultima tappa di questo tour tra i beni confiscati è stata presso l’Azienda Agrituristica “Portella della Ginestra”, bene confiscato a Bernardo Brusca, dove si è svolto il pranzo della legalità cui è seguita la visita al luogo in cui il 1° maggio 1947 avvenne la strage compiuta da Salvatore Giuliano, e il Centro Ippico, intitolato a Giuseppe Di Matteo.

Ritornati a Corleone, gli amministratori di Avviso Pubblico hanno partecipato all’incontro presso il Centro Internazionale di Documentazione sulle Mafie e il Movimento Antimafia, intitolato “Per una strategia di prevenzione e di contrasto, nazionale e globale, alle mafie e alla criminalità organizzata. L’esperienza italiana e internazionale a confronto”. Erano presenti: Edgardo Buscaglia, esperto internazionale di criminalità organizzata presso le Nazioni Unite, Marcello Barbaro, Presidente del CIDMA, Stefano Fumarulo e Angelo Pansini, del Comune di Bari. A moderare l’incontro Nino Amadore, giornalista de Il Sole 24 Ore. Numerosi gli argomenti trattati e le iniziative che si vogliono mettere in atto a livello internazionale. Edgardo Buscaglia, ha dichiarato: “La presenza di Antonino Iannazzo come Sindaco di Corleone rappresenta un forte segnale di prevenzione contro la criminalità organizzata ed è il simbolo che in Italia sia iniziato un processo di trasformazione politica, economica e sociale. La rete che Avviso Pubblico è riuscita a creare è un realtà che deve essere conosciuta in tutto il mondo e che deve diventare un esempio a livello internazionale”. Ha concluso dicendo: “Il motore che deve muovere la lotta alle mafie è sicuramente la formazione di gruppi investigativi transnazionali ed un coordinamento internazionale a livello politico, giudiziario e finanziario”. Angelo Pansini, ha infine illustrato l’attività che porta avanti insieme a Stefano Fumarolo, all’interno del Comune di Bari: “Il Sindaco di Bari ha voluto creare all’interno di un’amministrazione locale un ufficio denominato “Agenzia per la lotta non repressiva alla criminalità organizzata” per costituire una rete che coordini il lavoro e lo scambio di informazioni con tutti coloro che si occupano di giustizia e di sicurezza. E’ necessario che l’antimafia utilizzi gli strumenti a sua disposizione per costruire forti legami con la società, per proteggere le vittime dando loro la forza per reagire e per denunciare”.

 

L’Ufficio Stampa
Giulia Migneco 335 7305980 stampa{AT}avvisopubblico.it

 

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