Ven, 2011-06-17 16:45

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Calabria: i rischi e le difficoltà di chi opera nella giustizia

Riceviamo e pubblichiamo:

Una logica perversa sembra guidare l’atteggiamento del mondo politico nei confronti della magistratura. Con colpevoli omissioni si favoriscono le difficoltà per poi accusarla di inneficienza e di errori; si gioca al ribasso con la giustizia per renderla invisa ai cittadini, si costringono i magistrati, lasciandoli soli, ad impegnarsi e ad spendersi in prima persona per poi accusarli di protagonismo.Viene da chiedersi se la classe politica non voglia liberarsi dal controllore più scomodo non solo ingabbiandone i poteri, ma soprattutto facendolo apparire all’opinione pubblica come il vero responsabile di ogni disservizio.

Questa le parole scritte da Antonio Scopelliti, magistrato calabrese ucciso dalla mafia nel 1991, rinvenute in uno dei tanto libri che accompagnano le notte insonni.

Sarebbe utile e doveroso ricordarle per incentivare la crescita della società civile che non può avere futuro se non conosce il proprio passato.

Diventa invece intollerabilmente amaro e toglie davvero il respiro doverle usare come chiave di lettura di un presente sconvolgente.

Si apprende, infatti della preparazione in fase avanzata di un attentato della criminalità organizzata contro il collega Vincenzo Luberto della Distrettuale di Catanzaro.

Lo stesso giorno, nel corso di udienza in Corte di Assise a Palmi, un detenuto al 41 bis, collegato n videoconferenza, dà dell'assassino al PM Roberto Di Palma e lo accusa di avere rovinato la vita della sua famiglia;

Nel territorio di Vibo, quotidianamente, si registrano attentati ed episodi intimidatori della più varia natura, in una costante escalation della criminalità locale, sempre più aggressiva e "padrona" del territorio;

Sono in corso a Reggio Calabria e provincia una serie di procedimenti contro i più importanti clan della 'ndrangheta che fanno seguito alle importanti operazioni dei mesi scorsi.

A fronte di ciò, e delle esplicite promesse del ministro della giustizia in occasione di incontro con i capi degli uffici giudiziari calabresi nel gennaio 2010 di ritenere prioritari gli interventi per il sistema giudiziario calabrese rispetto a qualsiasi altra questione concernente gli uffici giudiziari del paese, si riscontra presso gli uffici giudiziari dei distretti di Catanzaro e Reggio Calabria un'impressionate penuria di mezzi e personale amministrativo, per tacere dei permanenti vuoti nell'organico dei magistrati e del perdurante (ed assurdo) divieto normativo di impiegare i colleghi non ancora in possesso della prima valutazione di professionalità in attività monocratiche penali. Qualsiasi cosa diventa difficile da realizzare: il tribunale di Vibo Valentia dispone solo di una Fiat Punto da utilizzare per il trasporto dei GIP presso la casa circondariale per gli interrogatori; il trasferimento di atti dalla sede centrale ad altra dove sono dislocati parte degli uffici; la frequente trasmissione degli atti a Catanzaro per i giudizi d'appello e per i riesami personali; gli impegni istituzionali del presidente (ad esempio le periodiche visite presso gli uffici del giudice di pace del distretto per porre in essere i compiti di vigilanza); qualsiasi altra incombenza d'ufficio. E' solo un esempio, che si aggiunge ai tanti inviati da colleghi nella nostra mail dove si legge di carta “rimediata” tramite concessioni dei vari Consigli dell’Ordine.

E' da strutture ridotte in queste condizioni che si pretende di ottenere il massimo di efficienza e di risposta alle necessità di giustizia palesate dalla collettività.   

E' forse il caso di cominciare (o riprendere) a parlare di tutto questo con i cittadini che sembrano tornati ad essere popolo e non massa di consumatori; magari si riuscirebbe anche a far comprendere meglio, per il bene di tutti, il mistrattato mondo della giustizia, fatto di uomini in carne ed ossa, con le loro debolezze e con i loro errori, ma anche con il loro quotidiano impegno in nome di un ideale di giustizia, vera, concreta, sostanziale, che non resti lettera morta ma diventi applicazione quotidiana dei precetti costituzionali. Magari, anche, riuscendo a spazzare via i tanti falsi luoghi comuni che quotidianamente vengono propinati da ogni dove.   

 

Fabio Regolo, giudice presso il Tribunale di Vibo Valentia, segretario di Magistratura Democratica distretto di Catanzaro.

 

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