Mar, 2010-08-24 12:20

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La crisi economica una grande occasione per le organizzazioni criminali. Intervista al Vice Presidente di Avviso Pubblico, Gabriele Santoni, sulla situazione in Toscana.

(Fonte: www.pisanotizie.it, 23 agosto 2010)

Gabriele Santoni, Vice Presidente di Avviso Pubblico (foto:avvisopubblico.it)

La recente inchiesta che ha visto coinvolto anche il direttore generale della Banca di Credito Cooperativo di Fornacette, ha riportato alla ribalta come il fenomeno dell'usura e del riciclaggio esistano anche nella nostra provincia. Potrebbe farci un quadro, dal suo punto di osservazione, del fenomeno dell'usura e delle sue caratteristiche nel territorio toscano e provinciale?

Le regioni del centro Italia, insieme a quelle del Nord, sono oggetto di una particolare attenzione criminale, in quanto economicamente più robuste rispetto a quelle del Mezzogiorno. È attraverso il reimpiego dei capitali illecitamente accumulati - il cosiddetto riciclaggio di denaro sporco - e l'esercizio dell'usura che le mafie tentano di penetrare in territori come quello della Toscana. Rispetto all'usura, un'attenzione particolare, come ha evidenziato una ricerca condotta per la Regione dall'Associazione Avviso Pubblico (Professor Ciconte) - la rete italiana degli enti locali antimafia - va posta all'usura esercitata da soggetti legati alla criminalità organizzata. Per un mafioso l'usura è finalizzata all'impossessamento di un'attività economico-imprenditoriale ed è qui che sta il pericolo maggiore ed è richiesta una vigilanza particolare. Infatti, più nell'economia si infiltrano soggetti disonesti, maggiori difficoltà saranno incontrate dagli imprenditori onesti che, alla fine, rischiano di soccombere.

Qualche dato: secondo l'ultimo rapporto di SOS IMPRESA di Confesercenti, l'usura nel 2009 ha toccato un vero e proprio boom: oltre 200 mila commercianti colpiti in Italia con un giro di affari stimato in 20 miliardi di euro. Nel rapporto di SOS IMPRESA del 2008 si affermava che in Toscana erano circa 7.000 i commercianti vittime di usura. Secondo il CNEL dal 1998 al 2005 nella nostra regione si siano celebrati 286 procedimenti penali per usura. Nel 2008, con l'operazione Dedalo, è stata scoperta un'organizzazione camorristica che in Versilia praticava l'usura da almeno 10 anni.

Per quanto riguarda il fenomeno del riciclaggio, esso è tangibile nel nostro territorio e in che forme?

Un dato in merito ci viene fornito dall'ultimo bollettino dell'Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia, nel quale si segnala che in Toscana, nel primo semestre 2010, da parte degli intermediari finanziari, sono state segnalate 1.188 operazioni finanziarie sospette di riciclaggio di denaro sporco, pari all'8,4% del totale nazionale Nel pisano sono 106. Naturalmente si tratta di casi che vanno opportunamente approfonditi dalle autorità competenti in materia, ma anche indicatori della necessità di tenere alta la guardia. Occorre vigilare su una serie di attività economiche, tra cui quelle immobiliari, quelle turistiche, sulla grande distribuzione (centri commerciali, per esempio) e sul mercato delle scommesse e dei giochi clandestini, prima di tutto.

La crisi economica ha inciso, e se sì come e in quali quantità, sull'espansione dei fenomeni dell'usura e del riciclaggio nella nostra provincia?

La crisi economica costituisce una grande occasione di investimento per le organizzazioni criminali di tipo mafioso. Secondo i dati più accreditati le mafie italiane hanno un fatturato criminale superiore ai 100 miliardi di euro l'anno. Si tratta di denaro liquido che può essere fatto circolare senza lasciare traccia. Direi quindi che la forza economica delle mafie e la liquidità dei loro capitali ben si intersecano con le dinamiche della crisi economica attuale che colpisce sia le famiglie, sia le piccole e medie imprese. Queste ultime, in particolare, faticano a vedersi concessi dei prestiti dalle banche e dalle finanziarie e per questo possono diventare preda degli usurai che, per persone disperate e in difficoltà, possono costituire l'unica alternativa possibile.

Qual è la funzione di una istituzione come la provincia e dell'assessorato alla legalità nel controllo di tali fenomeni?

Il ruolo degli enti locali è fondamentale. La Provincia aderisce ad Avviso Pubblico, l'associazione italiana che mette in rete Comuni, Province, Regioni impegnati in progetti di promozione della cultura della legalità. L'associazione ha sottoscritto un protocollo d'intesa con SOS IMPRESA ed ha istituito uno specifico gruppo di lavoro che studia l'applicazione di possibili strumenti di intervento. Tra i tanti penso agli "Sportelli" di prevenzione e di aiuto alle vittime di usura, allo svolgimento di campagne di comunicazione che informino i cittadini e favoriscano la denuncia dei reati, la creazione di uno specifico fondo di sostegno alle vittime, la costituzione di parte civile nei processi contro gli usurai. Questi, insieme ad una stretta collaborazione con le autorità istituzionali territoriali e le forze dell'ordine, sono solo alcuni esempi delle cose che si possono fare. Nei prossimi mesi Avviso Pubblico, grazie anche al contributo della Provincia di Pisa, realizzerà una banca dati on line sulle buone prassi amministrative in materia di contrasto all'usura e al racket.

Come si costruisce un'economia della legalità? Quale il ruolo del sistema bancario e del credito affinché questa sia possibile?

Un'economia di legalità non si costruisce con il codice penale. Si costruisce, innanzitutto, praticando una cultura del rispetto delle regole, dimostrando che la legalità conviene, anche in termini economici, applicando correttamente il principio contenuto nell'articolo 41 della Costituzione che afferma che l'esercizio della libertà d'impresa "non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana". Il mondo bancario ed imprenditoriale devono bandire due principi deleteri: quello antico del pecunia non olet - il denaro non ha odore - e quello moderno del business is business. Occorre dunque capire da dove giunge il denaro e conoscere attentamente coloro che si propongono per fare affari e impresa. Non dimentichiamoci che in Toscana sono stati confiscati 37 beni immobili e 10 aziende a gruppi di criminalità organizzata.

Esiste, a suo giudizio e per i dati che ha a disposizione, anche nei nostri territori un'economia sommersa? La Fondazione Caponnetto parla spesso della Toscana come un terreno fertile per le organizzazioni criminali. Anche nella Provincia di Pisa occorre tenere la guardia alta?

Secondo l'ultima rilevazione dell'Istat, nel 2008 il valore aggiunto prodotto nell'area del sommerso economico è compreso tra il 16,3% e il 17,5% del Pil. Sulla base di questi dati, penso che anche la nostra Regione non possa dirsi immune da questo fenomeno, seppur in diversa misura rispetto ad altre realtà regionali. Pensiamo allo sfruttamento dei migranti in alcuni settori produttivi, come quello manifatturiero, in cui è stata riscontrata anche in Toscana la presenza di una filiera legata al settore della contraffazione di prodotti di vario genere. E pensiamo all'impiego di manodopera "in nero" nel settore edile. Ma pensiamo anche alla necessità di contrastare l'evasione fiscale che sottrae ingenti risorse alla collettività ed altera il corretto funzionamento del mercato della libera concorrenza.

Il tema del riciclaggio è strettamente connesso a quello della gestione degli appalti e della trasparenza. Qual è il ruolo delle istituzioni e quali strumenti possono essere utilizzati dagli enti pubblici per verificare e controllare che non vi siano forme di inquinamento in questi meccanismi?

Le istituzioni devono essere vigili dalla prima all'ultima fase di un appalto; sia quando si definisce l'oggetto dell'appalto, che quando si sceglie la procedura più idonea e coerente, sia nella scelta dell'impresa che ha presentato l'offerta migliore; è fondamentale poi il contratto di appalto e la gestione del cantiere. E' nel magma dei subcontratti che si possono correre i rischi più grossi.

I subcontratti di nolo e forniture sono stati e sono i veicoli migliori dell'infiltrazione mafiosa. L'amministrazione Provinciale ha istituito l'osservatorio sugli appalti, sottoscrivendo un protocollo d'intesa con la Prefettura. Un altro tema sul quale i nostri uffici stanno lavorando è la regolamentazione degli appalti, cosiddetti, sottosoglia (nel senso che anche lavori sotto 500.000 euro saranno sottoposti a una procedura più precisa).

L'obiettivo prossimo sarà quello di coinvolgere dentro l'osservatorio i comuni della Provincia, molto spesso in difficoltà nel seguire certe procedure, solo per carenza di organico e risorse. La battaglia, se mi posso permettere è soprattutto culturale. Le buone prassi amministrative devono essere motore della sana politica, senza la quale facciamo tutti poca strada.

 

 

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