Gio, 2009-11-26 14:25 (Ultimo agg.: Ven, 2011-11-04 10:50)

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Avviso Pubblico: no alla vendita dei beni confiscati. Le dichiarazioni degli amministratori.

 

Di seguito pubblichiamo alcune dichiarazioni pervenute da parte degli amministratori ad Avviso Pubblico, per dire no alla vendita dei beni confiscati alla mafia.

  • Dichiarazione del Sindaco di Corleone (Pa), Antonino Iannazzo
    Aderisco ad Avviso Pubblico e alla sua campagna contro la norma che prevede la vendita dei beni confiscati ai mafiosi approvata al Senato. Ritengo che questo provvedimento indebolirà sensibilmente l’azione di contrasto alle mafie, sia sul versante repressivo che preventivo. L’esperienza al Comune di Corleone mi ha confermato, da questo osservatorio purtroppo privilegiato, che la confisca e l’uso sociale dei beni confiscati sono strumenti fondamentali per contrastare le mafie. Confiscare ai mafiosi le loro ricchezze determina la perdita del loro potere di intimidazione e di controllo del territorio e dimostra che lo Stato è presente.
  • Dichiarazione del Sindaco di Lamezia Terme (Cz), Gianni Speranza
    Appoggio in modo convinto l'iniziativa con la quale Avviso Pubblico ha invitato i parlamentari a votare contro la norma di legge che prevede la possibilità di vendere i beni confiscati ai mafiosi e mi attiverò perchè nel consiglio comunale di Lamezia Terme sia discusso e approvato l'ordine del giorno proposto da Avviso Pubblico.
    La gestione dei beni confiscati alle mafie va attuata mediante l'istituzione di un'agenzia nazionale che, dotata di poteri, uomini e mezzi, si occupi in modo specifico della questione.
    Sono testimone diretto di come l'uso sociale dei beni confiscati contribuisca in modo determinante ad alimentare la fiducia nelle istituzioni e ad indebolire le mafie.
    Ritengo sia sbagliata l'idea di vendere questi beni. Ai mafiosi le ricchezze e i patrimoni illecitamente acquistati vanno tolti tutti, una volta per sempre e restituiti alla collettività.
  • Dichiarazione del Sindaco di Niscemi (Cl) e Vice Presidente di Avviso Pubblico, Giovanni Di Martino
    Il provvedimento che prevede la possibilità di vendere i beni confiscati ai mafiosi rappresenta un freno alla lotta alle mafie in quanto genera uno stravolgimento inaccettabile di quanto previsto dalla legge Rognoni- La Torre (646 del 1982), e del principio di utilizzo sociale dei beni sottratti alla criminalità organizzata previsto dalla legge 109/96. Invitiamo tutti i Comuni a prendere posizione contro questo atto che frena la legalità. Come sindaco e membro di Avviso Pubblico avvieremo qualsiasi azione per frenare questo abuso dell’arma democratica che viene rivolta contro i cittadini.
  • Dichiarazione Responsabile Enti locali del Partito Democratico, On. Paolo Fontanelli
    Ritengo giusta e importante la campagna portata avanti da Avviso Pubblico insieme a Libera per impedire l'approvazione della norma che prevede la vendita dei beni confiscati ai mafiosi.
    Questi beni, come affermato dai tanti amministratori locali che Avviso Pubblico mette insieme, devono essere utilizzati per finalità di carattere sociale e quindi essere trasformati in strumenti che permettono di garantire diritti fondamentali come quello al lavoro e all'istruzione. Il valore che assume un bene confiscato che diventa una scuola o un terreno incolto che diventa produttivo grazie al lavoro di decine di giovani operanti in cooperative sociali è certamente maggiore del valore economico che può derivarne da una vendita all'asta. Lo Stato ne guadagna in credibilità e autorevolezza, togliendo consenso sociale ai mafiosi. Per questo va difeso il principio dell'uso sociale dei beni confiscati sancito dalla legge 109 del 1996 e va ribadita fermamente la contrarietà alla loro vendita.
  • Dichiarazione del Presidente della Regione Toscana, Claudio Martini
    Aderisco con convinzione all'appello promosso da Libera e Avviso pubblico per chiedere al Governo e al Parlamento di ritirare l'emendamento sulla vendita dei beni confiscati ai mafiosi.
    È una norma che, se approvata, annullerebbe 13 anni di lavoro prezioso nella lotta alla mafia, una norma che renderebbe ancora più difficile l'impegno dei tanti cittadini onesti che dedicano la propria vita e il proprio lavoro all'obbiettivo di restituire alla legalità terre e beni produttivi sottratti alla criminalità. La Toscana è da sempre al fianco delle cooperative e delle imprese che lavorano sulle terre confiscate. Ogni anno dalla nostra regione partono centinaia di ragazzi e ragazze per sostenere, con il lavoro ma anche con la testimonianza, l'impegno dei siciliani, dei calabresi, dei campani che lottano quotidianamente contro la criminalità organizzata. Sconfiggere le mafie deve essere una priorità per questo paese. Per questo dobbiamo evitare a tutti i costi che si compiano passi indietro rispetto alla strada positiva percorsa negli ultimi anni.
  • Dichiarazione della Presidente della Provincia di Bologna, Beatrice Draghetti
    Aderisco alla richiesta di Avviso Pubblico ai Parlamentari di non approvare la norma che prevede la vendita dei beni confiscati alle mafie in quanto questo provvedimento, se approvato alla Camera dei deputati e trasformato in legge dello Stato italiano, indebolirà sensibilmente l’azione di contrasto alle mafie, sia sul versante repressivo che preventivo.
    I beni confiscati non vanno venduti: è concreta e reale la possibilità che, mediante prestanome, gli stessi mafiosi ne rientrino in possesso. I beni confiscati vanno gestiti meglio creando un’apposita Agenzia nazionale che si occupi in modo specifico delle fasi di sequestro, confisca, assegnazione e destinazione dei beni e delle aziende confiscate ai mafiosi.
    Auspico che il Parlamento sappia trovare le modalità con cui sostenere e facilitare la trasformazione dei beni confiscati, come oggi, faticosamente, sta avvenendo grazie all’applicazione della legge 109/96, in segni tangibili di  giustizia e di sviluppo.
  • Dichiarazione del Presidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci
    Alla mafia non mancano né i capitali né i prestanome per riacquisire all’asta i loro beni confiscati dallo Stato. L’emendamento alla legge finanziaria che prevede la vendita delle ricchezze sottratte ai mafiosi rischia quindi di trasformarsi in una sorta di riciclaggio legalizzato. Chiedo che la destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali resti quella dell’uso sociale per fini utili alla collettività. Nessun problema di bilancio pubblico può giustificare la cessione ai clan proprio di quei patrimoni frutto di attività illegali stravolgendo di fatto una legge di iniziativa popolare che volle nel 1996 l’effettivo riutilizzo sociale dei beni sottratti alla mafia.
  • Dichiarazione del Presidente della Provincia di Pisa, Andrea Pieroni
    L'esperienza portata avanti dalla Provincia di Pisa attraverso il Coordinamento provinciale sulla legalità mi induce ad affermare convintamente che è un errore pensare all'ipotesi di vendita dei beni confiscati ai mafiosi. I beni confiscati vanno utilizzati per finalità di carattere sociale, così come previsto dalla legge 109/96. Sono testimone diretto di come la possibilità conferita a decine di giovani del Mezzogiorno di poter lavorare onestamente coltivando i terreni confiscati ai mafiosi in cooperativa sia uno degli strumenti più efficaci di lotta alle mafie e di rafforzameto della credibilità delle istituzioni. In tema di beni confiscati è fondamentale dare vita ad un'apposita Agenzia nazionale, così come ribadito da Avviso Pubblico, nel manifesto finale di Contromafie.
  • Dichiarazione del Sindaco di Bari, Michele Emiliano
    La proposta di modifica alla legge Finanziaria 2010 approvata dal Senato il 13 novembre scorso rappresenta un ingiustificabile indebolimento nei confronti della lotta alla mafia. Non possiamo permettere che vengano ignorati i risultati straordinari ottenuti grazie alla legge 109/96 sulla riutilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Non è possibile cancellare quel meraviglioso movimento che nel 1996 raccolse più di un milione di firme e fece in modo che il Parlamento approvasse all'unanimità la prima legge popolare contro la mafia. E' paradossale che una legge rivelatasi fondamentale per il contrasto alla mafia, riuscendo a coniugare gli aspetti repressivi e preventivi e che al momento è allo studio del Parlamento Europeo e di altri Parlamenti in tutto il mondo, venga estinta attraverso la presentazione di un emendamento. Dopo la norma introdotta nel cosiddetto "pacchetto sicurezza" dello scorso agosto, che impedisce agli Enti Locali ed alle associazioni di avere accesso al Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di stampo mafioso, ci troviamo ora di fronte ad un ulteriore indebolimento delle politiche di contrasto alle mafie. Chiederò agli Onorevoli Deputati pugliesi di farsi promotori in Parlamento del ritiro del suddetto emendamento che di fatto compromette in maniera rilevante l'impianto legislativo di contrasto alla mafia che ha nella confisca dei beni e nel loro riutilizzo a scopi sociali uno degli strumenti più efficaci di lotta alla criminalità organizzata
  • Dichiarazione della Sindaca di Corsico (MI), Maria Ferrucci
    Mi auguro che l'appello di Avviso Pubblico e di numerose amministrazioni in tutta Italia, tra le quali anche quella di Corsico, possa essere ascoltato dal Parlamento e in particolare, in questa fase, dalla Camera dei Deputati affinché si impedisca alle organizzazioni criminali di rientrare in possesso di beni che sono stati loro confiscati. Numerosi magistrati in prima linea nella lotta alle diverse mafie che condizionano, almeno in parte, il sistema economico e politico del nostro paese hanno ribadito in molte occasioni che intervenire sui patrimoni è la chiave di volta per indebolire il potere di chi delinque. Gli immobili confiscati hanno, tra l'altro, un importante valore simbolico che si perderebbe, se venissero venduti sul mercato privato. Ritengo, invece, che occorra trasferire ai Comuni le necessarie risorse per riqualificare i beni sottratti ai mafiosi, anche solo togliendo gli importi dai vincoli del patto di stabilità, considerando queste spese per le proprie comunità come un concreto sostegno, nell'ottica anche della prevenzione, alla lotta contro l'illegalità. Un modo per restituire alle giovani generazioni parte del patrimonio di cui è stato ingiustamente privato il territorio di appartenenza negli anni passati e dal quale potranno iniziare a costruire il proprio futuro.
  • Dichiarazione del Sindaco di Polistena (Rc), Giovanni Laruffa
    No, alla vendita dei beni sequestrati e/o confiscati alle mafie. L’approvazione di questo emendamento alla finanziaria risulterebbe essere, dopo la legge sullo “scudo fiscale” che ha consentito il rientro in Italia di capitali ormai ripuliti, ma acquisiti in maniera illegale, un ulteriore regalo alle mafie. Porre in vendita questi beni significherebbe autorizzare i precedenti proprietari mafiosi a riappropriarsene attraverso propri prestanomi. E’ necessario che il Parlamento abbia una scatto d’orgoglio e ribadisca, per evitare una deriva incontrollabile, che i beni dei mafiosi vengano restituiti alla collettività attraverso il loro uso sociale.
  • Dichiarazione del Sindaco di Casalecchio di Reno (Bo), Simone Gamberini
    Sostengo in modo forte e convinto l’appello di Avviso Pubblico affinché i beni confiscati alle mafie non vengano venduti, come previsto dalla norma già passata in Senato, con la quale è oggettivo il rischio che questi beni ritornino, attraverso l’uso di prestanomi, di nuovo nelle mani della criminalità organizzata. Al contrario, tali beni devono restare patrimonio pubblico e vanno destinati ad usi sociali e per il beneficio della collettività. Anche l’appello “Nei forzieri della mafia un tesoro per la cultura”, già sottoscritto da oltre 2000 persone, che sarà rilanciato da Carlo Lucarelli e dall’Istituzione Casalecchio delle Culture dal palco della prossima edizione di Politicamente Scorretto, si pone questo obiettivo. Destinare alla cultura i soldi derivanti dai patrimoni della criminalità organizzata perché dai tanti beni strappati alla vita delle città e dei cittadini con il malaffare possano sorgere investimenti per la cultura e per un futuro delle nostre comunità libere dalle mafie.
  • Dichiarazione del Sindaco di San Giorgio Morgeto (Rc) - Nicola Garagano
    Credo che il portato dell’emendamento che prevede la messa in vendita dei beni confiscati alle mafie sfugga, mi auguro, agli stessi proponenti.
    Se, infatti, oltre al risultato di colpire le organizzazioni criminali sul piano della loro potenza economica illegale, la confisca riveste un indubbio valore simbolico sul piano sociale, culturale e politico, è altrettanto vero che un mafioso che si ricompra ciò che gli è stato confiscato vedrà accrescere il proprio “status” di potente e lo Stato apparirà, nella migliore delle ipotesi, complice.
    È un risultato sconcertante e che credo che una giusta riflessione non possa che portare al ritiro dell’emendamento. Si pensi, invece, ad istituire un’apposita Agenzia nazionale che si occupi di beni confiscati.
  • Dichiarazione del Sindaco di Castelfiorentino (FI) - Giovanni Occhipinti
    “Togliere i beni alla criminalità mafiosa – sottolinea il Sindaco Occhipinti – significa fare terra bruciata intorno ad essa. Per questo è assolutamente necessario che la Camera dei Deputati non approvi questo provvedimento”.

 

 

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