Sab, 2010-09-25 10:55

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In Memoria di Cesare Terranova e di Antonino e Stefano Saetta

Da sx: il giudice Cesare Terranova, il giudice Antonino Saetta ed il figlio Stefano.

Il 25 settembre 1979, a Palermo, venivano assassinati il giudice Cesare Terranova, 58 anni, e il maresciallo Lenin Mancuso, 57 anni.

Terranova fu eletto deputato alla Camera, nella lista del PCI, come indipendente, dal 1976 al 1979, e fu membro della Commissione parlamentare Antimafia. In tale veste, insieme all’On. Pio La Torre, scrisse un’importante relazione di minoranza in cui si parlava dei rapporti tra mafia e politica e contribuì all'elaborazione del disegno di legge che sarà approvato nel 1982 prendendo il nome legge Rognoni-La Torre (Legge n. 646). Dopo l'esperienza parlamentare, Terranova decise di tornare in magistratura. Era stato designato dal CSM Consigliere Istruttore presso il Tribunale di Palermo, posto che non ebbe il tempo di ricoprire.

Terranova fu il primo ad intuire che la mafia era un organismo verticistico con una radicazione nel territorio. Il magistrato, nel 1969, sostenne l'accusa al processo contro la mafia corleonese tenutosi a Bari dove quasi tutti gli imputati furono assolti. Egli, inoltre, si distinse per aver processato e condannato all'ergastolo, nel 1974, il capo di Cosa Nostra, Luciano Liggio (già assolto al processo di Bari). Fu proprio quel gesto a costargli la vita.

Il 15 maggio del 2000 Salvatore Riina, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Francesco Madonia, Pippo Calò, Nenè Geraci, Michele Greco (tutti i membri della Commissione mafiosa  al momento del delitto) sono stati condannati all'ergastolo come mandanti dell'omicidio Di Terranova (Liggio era morto). Leoluca Bagarella, Vincenzo Puccio, Pippo Gambino, Ciccio Madonia, esecutori materiali. Nell’ottobre 2004, la Corte di Cassazione ha confermato gli ergastoli per Totò Riina, Michele Greco, Nenè Geraci e Francesco Madonia.

Il 25 settembre 1988 sulla strada Agrigento - Caltanissetta, furono assassinati il giudice Antonino Saetta, 66 anni, e il figlio Stefano. Saetta era entrato in magistratura nel 1948. La sua prima sede di servizio fu Acqui Tenne (Al), in Piemonte. Successivamente operò a Caltanissetta e, a partire dal 1960, a Palermo. Dal 1969 al 1971 fu Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Sciacca. Negli anni 1976-78, fu Consigliere presso la Corte d'Assise d'Appello di Genova.

Tra il 1985-86, ricoprì le funzioni di Presidente della Corte d'Assise d'Appello di Caltanissetta. E qui si occupò, per la prima volta nella sua carriera, di un importante processo di mafia, quello relativo alla strage in cui morì il giudice Rocco Chinnici (avvenuta il 29 luglio 1983). Successivamente Saetta tornò definitivamente a Palermo, in qualità di Presidente della prima sezione della Corte d'Assise d'Appello. Si occupò di importanti processi di mafia. Presiedette il processo relativo alla uccisione del capitano Basile. Il processo, che in primo grado si era concluso con una assoluzione, in appello decretò la condanna degli imputati alla massima pena.

Come mandanti dell’omicidio sono stati condannati all’ergastolo Totò Riina e Francesco Madonia. Il killer è stato individuato in Pietro Ribisi, esponente della famiglia mafiosa di Palma Montechiaro, insieme con altri criminali, nel frattempo uccisi.

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