Mar, 2010-11-23 08:40

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“I costi economici e sociali dell’illegalità: mafie, corruzione, usura e racket”. Il resoconto del convegno organizzato da Avviso Pubblico e Anci Toscana

“I costi economici e sociali dell’illegalità: mafie, corruzione, usura e racket”. È stato questo il tema del convegno, organizzato da Avviso Pubblico e Anci Toscana, che si è svolto a Firenze lo scorso 19 novembre presso la Fortezza da Basso, nell’ambito della rassegna della pubblica amministrazione toscana intitolata “Dire & Fare”.Ad introdurre e moderare i lavori è stato Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di Avviso Pubblico. “In Italia i costi economici annui della criminalità organizzata e dell’illegalità sono elevatissimi: 170 miliardi le mafie, più di 200 miliardi l’evasione fiscale, 60 miliardi la corruzione. A pagarli sono i cittadini che devono essere consapevoli di questa situazione”. Durante il convegno sono stati citati i dati relativi ai beni confiscati alle mafie alla fine del 2009: si tratta di 9.198 beni immobili e di 1.223 aziende. Secondo una recente indagine della Corte dei Conti il 52% dei beni non risulta essere ancora inutilizzato come previsto dalla legge 109/96. “Non ci sono territori immuni alle mafie – ha affermato Jacopo Armini, sindaco di Monteroni D’Arbia e rappresentante di Anci Toscana - Nel mio comune è stata confiscata una tenuta da 700 ettari al boss Vincenzo Piazza e allo stato attuale non siamo riusciti ad ottenerne la gestione. Questo è un segnale preoccupante”. Per Giovanni Chinnici, avvocato e figlio del magistrato Rocco Chinnici “aggredire i patrimoni dei mafiosi è il punto di partenza della lotta alla criminalità. In Sicilia il pizzo sottrae 1 miliardo di euro l’anno all’economia regionale”. Per Lino Busà, presidente di Sos Impresa “la mafia rappresenta uno dei più importanti agenti economici attualmente presenti sul mercato e, in alcuni territori, essa è anche l’unica. Dove c’è mafia c’è un’economia malata. Non tutti gli imprenditori sono vittime del racket. Alcuni pagano 500 euro al mese per restare dentro un mercato protetto. Chi non rientra in questo meccanismo viene estromesso dal mercato, per questo dobbiamo sostenere chi denuncia e rendere vantaggiosa, anche economicamente, la denuncia. Nelle gare d’appalto, ad esempio, si possono prevedere corsie preferenziali per le aziende che hanno denunciato”.

Per Ettore Squillace Greco, magistrato della DDA di Firenze ha posto la domanda di dove vanno a finire i soldi dei mafiosi. Secondo il Squillace Greco sono le direzioni: una parte viene investita nei territori sedi delle organizzazioni mafiose ed utilizzati per acquistare case, terreni e supermercati. Per il mafioso è importante dimostrare di possedere la “roba” sulla quale si fonda il suo potere. Una seconda direzione in cui vengono investiti di denari mafiosi è nei circuiti finanziari internazionali. Una terza direzione è quella dell’investimento nell’economia legale, sia mediante la partecipazione di imprese mafiose che a partecipazione di capitali mafiosi. Per Alberto Vannucci, docente dell’Università di Pisa “è molto difficile stimare i costi dell’illegalità. Ai 60 miliardi di costo finanziario della corruzione stimati dalla Corte dei Conti vanno aggiunti una serie di costi indiretti come i costi di reputazione di un paese a livello internazionale, la negazione della meritocrazia, la perdita di qualità della democrazia. In un paese corrotto a vincere le elezioni non sono i più meritevoli di consenso ma coloro che hanno più risorse economiche, grazie alle tangenti. La corruzione – ha concluso Vannucci – indebolisce i diritti il più importante dei quali è quello dell’eguaglianza”. Il Convegno è stato concluso dal sindaco di Niscemi Giovanni Di Martino. “In un territorio come quello di Niscemi, dove il comune è stato sciolto due volte per infiltrazione mafiosa, i cittadini sono scoraggiati ad occuparsi della cosa pubblica. Per questo motivo – ha affermato il Sindaco – la nostra amministrazione ha lanciato alcuni segnali precisi: in un anno abbiamo ridotto dell’80% la dispersione scolastica e qualche settimana fa abbiamo iniziato i lavori per la costruzione della zona artigianale. La selezione della ditta appaltatrice e dei sub appaltatori l’abbiamo fatta seguendo le prescrizioni della circolare del Ministero dell’Interno del giugno scorso. Siamo fra i primi comuni italiani ad aver applicato la cosiddetta white list in collaborazione con la locale prefettura. In questo modo si bloccherà l’ingresso delle aziende dei mafiosi nella prestazione dei servizi e nella fornitura di materiali”.

 

 

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