Lun, 2010-08-23 09:15

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Corleone: la casa di Provenzano diventa un laboratorio-museo antimafia. Intervista a Nino Iannazzo, sindaco di Corleone

di Laura Galesi

Nino Iannazzo, sindaco del comune di Corleone (PA)

Nino Iannazzo, sindaco del comune di Corleone (Pa) che ha aderito ad Avviso Pubblico. (foto: avvisopubblico.it)

Nino Iannazzo è sindaco del Comune di Corleone dal 2007. Fa parte della rete di Avviso Pubblico ed è impegnato nella lotta alle mafie dal momento del suo insediamento. Il 15 agosto, alla presenza dei Ministri dell'Interno, Roberto Maroni, e della Giustizia, Angelino Alfano, Iannazzo ha inaugurato la bottega della legalità, che avrà sede in un immobile confiscato a Bernardo Provenzano.

Cortile Colletti 2. Fino al 2005 era la sede di Bernardo Provenzano, adesso uno stabile per le associazioni. Un laboratorio-museo antimafia. Cosa è cambiato?

Abbiamo voluto contrapporre l’idea del museo a quello di un laboratorio-museo per dare il senso del mutamento. All’interno dello stabile di Cortile Colletti che, per tantissimi anni è stato un esempio di mafia e criminalità, oggi c’è la storia. Ci sono i quadri di Gaetano Porcasi, che ricordano le vittime della violenza mafiosa. Da Bernardino Verro, assassinato a Corleone nel 1915 a Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e padre Pino Puglisi, rappresentati anche con delle sagome a grandezza naturale donate dallo scrittore Carlo Lucarelli.
Abbiamo lavorato sui colori. Sul loro significato. Nel museo abbiamo raccontato la storia della mafia dall’800 fino a Lo Piccolo, passando per Riina e Provenzano. Lo abbiamo fatto attraverso l’arte e l’impegno. Abbiamo scelto i colori scuri per raccontare gli anni bui, dei morti e del silenzio, e i colori forti per ricordare gli anni dell’impegno e della ribellione.

Come è strutturata e chi si occuperà della gestione di questa struttura?

Abbiamo realizzato un'enorme parete dove abbiamo inserito tutti i nomi delle vittime di mafia. A questa abbiamo aggiunto una scala di vetro, simbolo di una salita di trasparenza e legalità. All’interno vi è anche la bottega gestita dalle cooperative “Placido Rizzotto”, “Pio La Torre” e “Lavoro e non solo”. A gestire il laboratorio antimafia saranno, oltre al Comune di Corleone, le associazioni: “Dialogos”, “Incontrarci”, “Lavoro e non solo”, “Il Germoglio”, “Omnia onlus”, “Cerifop”, “Università degli Studi di Palermo”.

La struttura ha una storia travagliata. Ci è stata consegnata nel 2005, già nel 2007, anno del mio insediamento abbiamo investito circa 160 mila euro tra fondi comunali e regionali per ristrutturarla. E’ stata completata solo nel 2010 grazie a 57 mila euro del Pon sicurezza.

Quali sono le attività in programma?

Il laboratorio-museo sarà un importante centro di elaborazione culturale sulle tematiche della legalità. Realizzeremo, infatti, presentazione di libri e tutti i ragazzi che verranno a fare i campi di lavoro a Corleone riceveranno la cittadinanza onoraria. In programma anche cinque seminari sulla legalità. Il primo ha per oggetto il linguaggio mafioso, seguirà una parte dedicata al costo e alla sostenibilità delle aziende che gestiscono i beni confiscati ai mafiosi, continueremo con una parte dedicata alla percezione del fenomeno mafioso negli anni e le infiltrazioni mafiose nella pubblica amministrazione.

Corleone fa parte della rete di Avviso Pubblico. Cosa rappresenta questa adesione per la città che rappresenta?

Aderire ad Avviso Pubblico rappresenta un atto importante per la comunità che rappresento. Non è un’adesione occasionale ma una scelta etica, di responsabilità e di lotta costante alla criminalità organizzata. Aderire ad Avviso Pubblico impone un comportamento più rigido nei confronti delle mafie, un’azione concreta che ci mette in grado di portare avanti battaglie comuni.

 

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