Mer, 2009-11-25 16:45

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Appello dei familiari delle vittime della criminalità organizzata aderenti a Libera rivolto anche al presidente Commissione antimafia e a tutti i capogruppi alla Camera

Beni della mafia, appello a Fini
"No alla vendita all'asta"

Il relatore della Finanziaria: "Ratio della norma inamovibile. Possibili modifiche" 

ROMA - "Creare le condizioni che anche uno soltanto di quei beni confiscati alle mafie possa tornare nella loro disponibilità sarebbe l'ennesimo segnale di debolezza dello Stato, e rappresenterebbe un assist alle mafie. Vi chiediamo di bloccare l'emendamento che prevede la vendita dei beni confiscati". E' quanto sostengono 370 familiari delle vittime della criminalità organizzata in una lettera inviata al presidente della Camera Gianfranco Fini, al presidente della Commissione parlamentare antimafia Giuseppe Pisanu e a tutti i capogruppi alla Camera.

"Siamo i familiari delle vittime delle mafie, del dovere e della criminalità organizzata - attacca il testo - siamo genitori, coniugi, figli, fratelli e sorelle di coloro che sono caduti per mano di criminali senza scrupolo e senza Patria. Siamo tanti e con l'Associazione Libera di cui facciamo parte, sempre uniti seguendo l'insegnamento di una di noi, Saveria Antiochia, da 15 anni conduciamo la nostra attività di contrasto al dilagare dei fenomeni mafiosi e criminali".

"Tutti noi familiari - continua la lettera - sentiamo sempre forte e presente il dolore per la morte violenta per mano mafiosa dei nostri cari. E' un sentimento impresso a fuoco nella nostra anima e nel nostro cuore, ma abbiamo sempre cercato di trasformare questo enorme dolore in impegno sociale, culturale, umano per il nostro Paese, convinti come siamo che partendo proprio dal nostro dolore e dalla memoria dei nostri cari si possa scrivere un'altra storia, quella di un Paese che vuole vivere nella legalità, nella solidarietà e soprattutto senza mafie".

"Nel 1996, con Libera e con la firma di oltre un milione di cittadini - ricordano i familiari delle vittime - abbiamo sostenuto l'approvazione della legge 109 che prevede la confisca del patrimonio dei mafiosi e la destinazione ad uso sociale dei beni confiscati. Da allora la confisca e l'utilizzo a fini sociali del patrimonio dei mafiosi ha assunto nel nostro Paese un valore simbolico irrinunciabile per la lotta alle mafie. Quella legge ha fatto in modo che i beni confiscati ai Riina e ai Provenzano e ad altri criminali, potessero essere assegnati a cooperative di lavoro che, tra mille difficoltà e continue intimidazioni, li hanno trasformati in segni efficaci di legalità".

"Oggi anche il Parlamento Europeo - viene ricordato nel testo - comincia a porre in agenda l'elaborazione di strumenti di confisca e uso sociale, consapevole che le mafie non sono solo italiane e che si ricicla all'estero. Modificare la legge 109/96 ed introdurre la possibilità che i beni confiscati non assegnati possano essere venduti significa, in pratica, riconsegnarli alle mafie".

"Come è possibile oggi pensare di rinunciare a tanto? - si chiedono i firmatari - Pensate veramente che i mafiosi abbiano difficoltà ad intimidire ogni possibile acquirente, a trovare i prestanome ed il denaro per potersi riappropriare di quei beni? Vorreste farci credere che siete in grado di escludere che i mafiosi possano riprendersi quello che, con enormi sacrifici ed impegno, eravamo riusciti a togliere loro?"

E ancora: "Modifichiamo la legge 109/96 per rendere rapidi ed efficaci i tempi della destinazione sociale! Da anni chiediamo, inascoltati, che venga istituita un'Agenzia nazionale che si occupi di tutte le fasi di sequestro, confisca, assegnazione e destinazione dei beni e delle aziende confiscate ai mafiosi. Siamo convinti che le risorse economiche necessarie ad assicurare la giustizia nel nostro Paese possano e debbano essere trovate non con la vendita dei beni confiscati alle mafie, ma approntando idonei strumenti per l'effettivo contrasto alla corruzione, all'evasione ed all'elusione fiscale".

"Per queste ragioni, egregio presidente, onorevoli deputati - concludono i 370 firmatari - vi chiediamo di votare contro l'emendamento approvato dal Senato il 13 novembre 2009, per non indebolire e non cancellare i principi della legge 109/96 e di adoperarvi ad ogni livello per evitare che tale provvedimento possa diventare esecutivo".

Gli altri appelli. Un richiesta dello stesso tipo viene rivolto oggi a Parlamento e governo dal Forum nazionale dei giovani, dal sindaco di Ercolano e delegato Anci alla Legalità, Gaetano Daniele, dal Consiglio comunale di Niscemi, in provincia di Caltanissetta che ha votato all'unanimità l'ordine del giorno proposto dalla giunta municipale guidata dal sindaco Giovanni Di Martino (Pd) e da Lillo Speziale, presidente della commissione regionale siciliana Antimafia e Salvino Caputo, presidente della commissione Attività produttive all'Ars.

"Non si torna indietro". Ma la risposta del relatore alla Finanziaria alla Camera, Massimo Corsaro (Pdl), è netta: "La ratio della norma sulla vendita dei beni immobili confiscati alla mafia è inamovibile". Corsaro sottolinea di essere "uno strenuo difensore" della misura introdotta durante l'esame in Senato perché "fermamente convinto che la legge sia corretta".

Secondo il parlamentare il rischio che la criminalità organizzata possa ricomprare i beni confiscati è "una bufala clamorosa". Corsaro, però, non chiude all'ipotesi di qualche ritocco della misura: "Certamente si può - dice infatti - studiare la possibilità di rendere ancora più trasparente la procedura di gara prevedendo il meccanismo delle prelazioni per alcune categorie tra cui le forze dell'ordine".

( 25 novembre 2009 )

 

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