Ven, 2011-11-04 14:25

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Avviso Pubblico al Governo: no ai tagli alla Dia

Direzione Investigativa Antimafia.

La prevenzione e il contrasto alle mafie richiede organizzazione e specializzazione. Per questo motivo, agli inizi degli anni Novanta, Giovanni Falcone si adoperò per la creazione della Direzione investigativa antimafia e della Direzione nazionale antimafia. Grazie a queste strutture e alla sua legislazione in materia, l’Italia è divenuta un modello internazionale sul fronte antimafia. Oggi, una parte di questo patrimonio rischia di essere compromesso in modo irreparabile. Nel disegno di legge sulla stabilità, il Governo ha annunciato tagli del 20% agli stipendi del personale della DIA e un taglio di 13 milioni di euro sino al 2013, su un bilancio complessivo di 20 milioni. È stata annunciata, inoltre, la chiusura delle sedi distaccate della DIA a Trapani, Lecce e Trieste.

Foto sit-in DIA Palazzo Madama. Clicca per ingrandire.

Avviso Pubblico invita il Governo a ritirare immediatamente questo provvedimento che non trova giustificazione alcuna, nemmeno sotto il profilo economico. Dal 1992 ad oggi, infatti, grazie al lavoro della DIA sono stati confiscati beni per valore di 12 miliardi di euro. Un risultato importantissimo sul fronte dell’attacco ai patrimoni mafiosi che, come più volte ha affermato lo stesso Ministro dell’Interno Maroni, costituisce un pilastro fondamentale per la sconfitta della criminalità organizzata.

In questo momento di crisi che stiamo attraversando è giusto e giustificato tagliare delle spese, ma non certamente quelle legate alla sicurezza e al contrasto alle mafie. Rammentiamo che queste organizzazioni criminali, secondo la Commissione parlamentare antimafia, gestiscono un giro d’affari di 150 miliardi di euro all’anno e costituiscono una “zavorra” allo sviluppo economico del nostro Paese e una concreta e reale minaccia alla nostra democrazia.

Avviso Pubblico ritiene che alla DIA non vadano tagliate le risorse. Al contrario, le risorse vanno incrementate, mettendo a frutto anche i capitali e i beni immobili che sono stati confiscati alle mafie e recuperando il denaro pubblico sottratto alla collettività dagli evasori fiscali e dai corrotti.

 

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