Gio, 2008-06-05 09:55
Presentato il Rapporto Ecomafia 2008 di Legambiente
Ogni ora tre reati contro l’ambiente che in un giorno ammontano ad 83. Una montagna di rifiuti speciali alta poco meno di 2000 metri sparita nel nulla, l’aumento degli incendi boschivi dolosi e degli illeciti accertati nei cicli del cemento e dei rifiuti, l’entrata di Cosa Nostra, la mafia siciliana, nel ciclo dei rifiuti e la "multifunzionalità" del clan dei Casalesi, capace di spaziare dal ciclo del cemento a quello dei rifiuti, dall'agricoltura al racket degli animali. Sono questi alcuni dei dati contenuti nel Rapporto Ecomafia 2008 di Legambiente.
I clan dell'ecomafia sono 239 (36 in più rispetto allo scorso anno) e il loro giro d'affari stimato per il 2007 si attesta sui 18 miliardi e 400 milioni di euro (quasi un quinto del business totale annuo delle mafie) pur contraendosi rispetto all'anno precedente di circa 4,4 miliardi di euro.
La Campania occupa stabilmente il primo posto nella classifica dell'illegalità ambientale, seguita dalla Calabria. In queste due regioni si concentra il 30% degli illeciti registrati in tutta Italia. Al terzo posto si trova la Puglia, seguita dal Lazio e dalla Sicilia. La prima regione del Nord come numero di infrazioni è la Liguria.
Gli illeciti accertati dalle forze dell'ordine nel corso del 2007 sono 30.124, il 27,3% in più rispetto al 2006; le persone denunciate 22.069, con un incremento del 9,7%; i sequestri effettuati 9.074 (più 19% rispetto al 2006).
Alla dimensione globale dell'ecomafia è dedicata un'ampia sezione del Rapporto: dall'Italia escono rifiuti verso Hong Kong, la Tunisia, il Pakistan, il Senegal, la Cina, ed entrano rifiuti dalla Croazia, dalla Serbia, dall'Albania.
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