Ven, 2009-04-24 18:45

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Amministratori locali nel mirino delle mafie, sia da morti che da vivi.

 

In queste ore il Coordinatore nazionale di Avviso Pubblico ha contattato telefonicamente Viviana Matrangola, figlia di Renata Fonte, e Rosario Crocetta, Sindaco di Gela per esprimere loro la vicinanza dell'Associazione dopo aver appreso dai giornali quanto accaduto a Nardò e nella città siciliana. Dopo le telefonate intercorse, il Coordinatore di Avviso Pubblico ha scritto queste righe.

Pochi giorni fa a Nardò, in provincia di Lecce, ignoti hanno divelto la targa dedicata alla memoria di Renata Fonte, assessore dell'omonimo comune, uccisa il 30 marzo 1984, mentre rientrava nella sua abitazione. La targa, significativamente, era stata collocata all'interno della zona del Parco Selvaggio, una parte di territorio per il quale Renata si era battuta strenuamente, sino alla morte, per impedire una dannosa speculazione edilizia. Grazie al suo coraggio e alla sua tenacia oggi quel territorio, e i cittadini che lo abitano, possono godere di una bellezza e di una risorsa di grandissimo valore.

È notizia di oggi, invece, che la cosca mafiosa degli Emmanuello operante nel territorio di Gela, con ramificazioni anche in Lombardia, era intenzionata ad uccidere il Sindaco Rosario Crocetta, già da tempo minacciato e protetto dallo Stato con una nutrita scorta della polizia. Crocetta, nel corso degli anni, ha contrastato a viso aperto la mafia. Va ricordato, ad esempio, il suo sostegno alla nascita dell'associazionismo antiracket e il licenziamento dal Comune di Gela di una dipendente particolare, Virginia Di Fede, moglie del boss Daniele Emmanuello, ucciso il 3 dicembre 2007, nel tentativo di sfuggire alla cattura da parte delle forze dell'ordine.

Gli episodi di Nardò e di Gela hanno un carattere increscioso e vanno condannati con forza. È bene ricordare, tuttavia, che atti di questo tipo sono solo gli ultimi, dal punto di vista temporale, di una lunga lista. Quotidianamente, in particolare nel Mezzogiorno, nella quasi totale indifferenza dei mezzi di comunicazione, molti sindaci, assessori e consiglieri comunali sono fatti oggetto di pesanti minacce e intimidazioni per il solo fatto di amministrare la loro comunità ispirandosi ai principi della Costituzione. Concetti come quello di bene comune, legalità, uguaglianza e giustizia sociale disturbano fortemente i mafiosi, i quali avvertono che una politica intesa ed esercitata come servizio per la collettività, anziché come puro e semplice esercizio del potere, minaccia di ridurre sensibilmente quel consenso sociale trasversale di cui essi, come i pesci dell'acqua, necessitano per continuare ad esistere e ad arricchirsi illecitamente.

La mafia, come ricordava il generale Dalla Chiesa, concede come diritto quello che ai cittadini spetta come favore, drena risorse pubbliche, nega la libertà di impresa per le aziende e la libertà di esercitare i più elementari diritti alle persone. La mafia, dunque, è oppressione, impoverimento, violenza. La mafia è una zavorra che impedisce lo sviluppo umano, economico, politico e sociale di intere zone del nostro Paese da più di centocinquant'anni.

Non possiamo dunque dimenticare il sacrificio e la testimonianza di Renata Fonte, né accettare che la sua memoria sia e resti impunemente offesa. Non possiamo accettare che Rosario Crocetta e tanti altri sindaci - come ad esempio Giovanni Laruffa, primo cittadino di Polistena e Domenico Lucano, sindaco di Riace – così come giornalisti, imprenditori, educatori, magistrati e membri delle forze dell'ordine continuino ad essere minacciati dalle mafie. Dobbiamo reagire insieme, subito, impegnandoci ancora di più. Sia questo un monito ed un modo per avvicinarci con coscienza e responsabilità al 25 aprile.

 

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