Lun, 2008-03-17 19:00

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A Bari più di centomila persone per la legalità e la giustizia contro le mafie

CorteoStriscioni

Più di centomila persone tra studenti, docenti, amministratori locali, autorità e rappresentanti delle istituzioni locali, nazionali e cittadini si sono ritrovati a Bari sabato 15 marzo per la tredicesima edizione della Giornata della memoria e dell’impegno in memoria delle vittime innocenti delle mafie.

Il corteo è stato aperto dai famigliari delle vittime ed è stato animato da tanti giovani venuti da ogni parte d’Italia e da 30 paesi d’Europa e del Mediterraneo con i loro striscioni e dai tanti sindaci e rappresentanti di province e regioni, anche aderenti ad Avviso Pubblico, presenti con i gonfaloni dei loro Comuni e delle istituzioni che rappresentavano.

Il corteo partito verso le 9,30 del mattino da Punta Perotti, dove sorgeva un palazzo abusivo ora demolito, ha percorso il lungomare di Bari ed è giunto verso le 12,00 in Piazza della Libertà, accolto dalla lettura dei nomi delle vittime di mafia (705). Dal palco allestito nella piazza sono intervenuti Andrea Campinoti, Presidente di Avviso Pubblico, il quale ha affermato che la lotta alle mafie deve essere un punto prioritario dell’agenda politica italiana; Michele Emiliano, sindaco di Bari, il quale ha ringraziato i famigliari delle vittime delle mafie e tutti coloro che hanno partecipato alla giornata per l’energia che hanno saputo infondere all’impegno che deve costantemente accompagnare la lotta al crimine organizzato; Nichi Vendola, Presidente della Regione Puglia, il quale, palesemente commosso, specificando di parlare come uomo delle istituzioni ha chiesto scusa e perdono ai famigliari delle vittime per le complicità e le dimenticanze dello Stato, ricordando che chi è morto per sconfiggere le mafie è morto per la nostra dignità.

FamiliariDon Ciotti

Sono intervenuti anche alcuni famigliari, come ad esempio Viviana Matrangola, figlia di Renata Fonte, i padri di Gaetano Marchitelli e Michele Fazio, la figlia di Francesco Marcone, Daniela, Anna Palazzo, moglie di Sergio Cosmai i quali hanno chiesto alle autorità presenti – tra le quali il Presidente della Camera dei deputati, Fausto Bertinotti – che lo Stato non occulti la verità e non lasci solo chi lotta contro le mafie e i famigliari delle vittime. «Impegnatevi e indignatevi» ha gridato la moglie di Sergio Cosmai.

L’intervento conclusivo è stato di don Luigi Ciotti, Presidente di Libera. Le sue parole iniziali sono state rotte dal pianto. Ciotti ha invitato tutti a fare la propria parte ed ha sollecitato i presenti a non utilizzare più l’espressione «società civile» ma quella di «società responsabile», fatta di persone che si sporcano le mani e si impegnano concretamente. Il Presidente di Libera ha inviato a non utilizzare più l’espressione «educazione alla legalità» in quanto ogni giorno assistiamo ad episodi di persone che parlano di legalità ma nei fatti la calpestano con i loro comportamenti: «Chi ha responsabilità pubbliche» ha ammonito Ciotti «ha due istanze etiche: una verso se stesso e la sua coscienza e una verso la comunità». Dobbiamo dunque metterci in gioco ed educarci alla responsabilità, ha inoltre affermato don Luigi, rivolgendosi ai giovani, ai quali inoltre ha detto: «Chi muore per un valore più alto della sua stessa vita diventa qualcuno che propone vita». La conclusione è stata molto forte ed ha certamente scosso i cuori e le menti di coloro che erano nell’assolata Piazza Libertà. Prendendo a prestito le parole di don Tonino Bello, Luigi Ciotti ha invitato i centomila di Bari ad alzarsi in piedi, per essere costruttori di pace, giustizia e legalità.

Il silenzio è calato dopo alcuni minuti di applausi scroscianti quando una giovane ragazza ha suonato la diamonica di Giuseppe Di Matteo, il piccolo di 13 anni, figlio del collaboratore di giustizia, Santino Di Matteo, rapito e dopo 779 giorni – come raccontato nel testo Era il figlio di un pentito (Bompiani) – è stato strangolato e sciolto nell’acido da mafiosi di Cosa Nostra siciliana.

 

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