Mar, 2006-10-17 17:30

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L’omicidio Fortugno e i ragazzi di Locri un anno dopo

 

di Enzo Ciconte*

Un anno fa, il 16 ottobre 2005, a Locri veniva ucciso Francesco Fortugno, vice presidente del Consiglio regionale della Calabria. Un delitto atroce, come tutti gli omicidi, ma anche sfrontato perché commesso davanti a molti testimoni con l'arroganza di chi si sente sicuro di poter tenere una pistola in mano ed avere il volto scoperto perché confida che nessuno oserà testimoniare ... La Calabria non è abituata a omicidi eccellenti. In Sicilia, dove c'è una lunga e tragica storia, omicidi di questo tipo sono finiti dopo le stragi di Capaci e di via D'Amelio che si sono portati via i giudici Morvillo, Falcone e Borsellino con le donne e gli uomini delle scorte.

Hanno colpito le istituzioni calabresi come mai era successo. Hanno mirato in alto. Ma, per quanto inatteso, l'omicidio di Fortugno è stato il punto terminale di un lungo attacco alle istituzioni. Senza che nessuno se ne accorgesse, in Calabria, negli ultimi anni ci sono stati oltre 300 episodi di intimidazioni pesanti che avrebbero dovuto allarmare. Accanto agli imprenditori e ai commercianti già da tempo sotto scacco nel mirino erano finiti sindaci, consiglieri comunali, regionali, dirigenti di partito ... Le forze politiche calabresi non hanno riflettuto a sufficienza su questi aspetti della realtà, quasi che avessero timore ad affrontare l'asprezza e la durezza delle cose, quasi che ritenessero normali quegli accadimenti. Eppure non era mai accaduto niente di simile nella storia della Calabria perché prima lo scontro era tra partiti o tra uomini di partito, mentre adesso tra i partiti c'è un nuovo soggetto politico che usa le armi e la violenza al posto dei comizi e delle assemblee. Con Fortugno arriva il salto di qualità, la svolta inaspettata.

A un anno di distanza si può cominciare a riflettere come fa Cucuzza con l'ausilio delle persone da lui intervistate. In queste pagine mi colpiscono molto le parole dei giovani di Locri ... Non sono eroi questi ragazzi ... Sono ragazzi normali, con aspirazioni normali, con voglie, curiosità, affetti, gioie, aspirazioni simili a quelli dei loro coetanei di altre parti d'Italia, al nord e al sud. Ed è questa la loro forza straordinaria: essere rimasti normali in una situazione che normale non è perché è impregnata di violenza, di fatti di sangue che, come loro stessi raccontano, si portano via amici o conoscenti che spariscono da un giorno all'altro senza un perché; essere rimasti normali in una realtà dove i mafiosi – che qui si chiamano ‘ndranghetisti con un nome impronunciabile – cercano di cambiarti la vita, il modo di pensare e di fare.

... Scendendo in piazza, davanti a tutti, davanti alle televisioni di tutta Italia questi ragazzi hanno mostrato l'orgoglio e la fierezza della loro terra che non sono un prodotto odierno, ma hanno un'origine e una storia antica ... Senza i volti di quei giovani, nelle case di tutta Italia sarebbero arrivate, come è sempre accaduto, le immagini di una Calabria chiusa, violenta, selvaggia, ripiegata su se stessa, persa per sempre.

... Per comprendere quanto è accaduto e la valenza politico-mafiosa dell'omicidio dobbiamo gettare lo sguardo oltre l'evidenza della pista locale e ritornare con la mente a quella sera di un anno fa. Ricordiamolo: Fortugno è ucciso nel seggio elettorale dove si stanno svolgendo le elezioni primarie dell'Ulivo. La domanda che dobbiamo porci è: perché lì? Perché non in un altro luogo? La scelta del luogo non è stata casuale; è stata voluta ed è stata altamente simbolica. Si poteva uccidere Fortugno in mille modi e senza clamore, come è sempre accaduto ... È evidente che il luogo scelto voleva significare una cosa sola: rendere politico e spettacolare l'evento, mettere il timbro di una matrice senza dubbio mafiosa. È difficile credere che una decisione del genere possa essere stata presa a Locri, senza un avallo dei vertici della ‘ndrangheta calabrese ... L'omicidio era un messaggio esplicito dei vertici della ‘ndrangheta alla politica a non dimenticare la potenza della mafia calabrese con cui bisognava fare i conti e con cui bisognava scendere a patti ... L'esperienza del passato ha fatto pensare alla ‘ndrangheta che dopo una fiammata iniziale, lo Stato avrebbe ripreso il tran tran di sempre. Quello che non era stato messo in conto era la risposta dei giovani di Locri. Che sono poi i giovani di tutta la Calabria ... la Calabria ha bisogno di nuove energie, di vitalità fresche, di una nuova classe dirigente. Oggi, non domani.

 

* dalla Prefazione al testo di Michele Cucuzza, Ma il cielo è sempre più blu, Editori Riuniti, Roma, 2006


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