Mar, 2010-02-09 13:20
Il ruolo degli enti locali nella lotta alle mafie e alla corruzione nel nord Italia 1
La relazione sull’Ndrangheta, approvata all’unanimità dalla Commissione parlamentare antimafia nel 2007, ricorda che i sindaci di Corsico, Trezzano sul Naviglio e Cesano Boscone, tutti Comuni situati nell’hinterland milanese, hanno scritto una lettera a Vincenzo Macrì, sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, per chiedere di essere sostenuti nella loro azione di contrasto alla penetrazione dell’ndrangheta calabrese sui loro territori.
L’episodio ci dice due cose. Innanzitutto, che a Milano, e in alcune zone della Lombardia, esiste concretamente la presenza di cosche mafiose, in particolare calabresi, siciliane e campane. In seconda battuta, che nel capoluogo e nel territorio lombardo vi sono amministratori locali che non piegano la testa e che, con responsabilità, intendono portare avanti una battaglia di affermazione della legalità e della giustizia.
Sono diversi gli enti locali delle regioni del Nord Italia che aderiscono ad Avviso Pubblico. Alcuni di questi si occupano di gestire dei beni confiscati, lavorando a stretto contatto con le associazioni, altri si impegnano nel promuovere corsi di formazione alla legalità nelle scuole e campagne di sensibilizzazione per la cittadinanza. Altri Comuni hanno attivato degli sportelli antiusura per prevenire il fenomeno e per assistere coloro che ne sono diventati vittime.
Uno dei bisogni che Avviso Pubblico ha riscontrato per gli amministratori locali del nord Italia è quello della formazione. Molti sindaci, assessori e consiglieri manifestano la voglia e la necessità di conoscere il fenomeno mafioso, le sue modalità di azione, le buone prassi con le quali è possibile contrastare le infiltrazioni criminali nella pubblica amministrazione e nel sistema degli appalti.
In vista della quindicesima Giornata della memoria e dell’impegno che si svolgerà a Milano il 20 marzo, Avviso Pubblico vuole lanciare un appello al mondo della politica e ai cittadini, in relazione alla imminente scadenza elettorale, facendo riferimento al Codice Etico approvato all’unanimità nel 2007 dalla Commissione parlamentare antimafia: i partiti non candidino, e i cittadini non votino, candidati indagati per reati di mafia, corruzione e contro la pubblica amministrazione. Si candidino e si sostengano quelle donne e quegli uomini che, al di là degli schieramenti, sanno unire le loro competenze ai principi della nostra Costituzione. Assumersi questa responsabilità è un primo passo concreto per ricordare degnamente chi è stato ucciso dalle mafie e per continuare a portare avanti l’impegno per l’affermazione della giustizia e della legalità.
Andrea Campinoti
Presidente di Avviso Pubblico
1 Intervento pubblicato sui materiali di comunicazione che saranno realizzati in vista della Giornata del 20 marzo 2010 a Milano, in memoria delle vittime di mafia