Mar, 2013-07-09 13:00

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“Nel paese dei balocchi”. Pubblicato il libro di Filippo Torrigiani

La copertina del libro “Nel paese dei balocchi” di Filippo Torrigiani.
L'autore del libro, Filippo Torrigiani.

Il gioco d’azzardo non produce né cultura né socialità, ma si limita ad arricchire le tasche di pochi, ad evidente scapito del tessuto sociale. E’ necessario trovare soluzioni concrete per ridurre i rischi sanitari e i costi per la collettività connessi al gioco d’azzardo, facendo particolare attenzione agli interessi malavitosi, sempre più manifesti, che si annidano in questo articolato settore. Per capirne di più di questo fenomeno, abbiamo intervistato Filippo Torrigiani, Responsabile del Gruppo di lavoro “Comuni per un gioco responsabile” di Avviso Pubblico, che ha recentemente scritto un libro intitolato “Nel paese dei balocchi. In cammino contro il gioco d’azzardo” (edito da Unicoop Firenze).

Cosa ti ha spinto a scrivere il libro “Nel paese dei balocchi”?

Mi ha spinto la voglia di dare giusto merito al lavoro svolto nel mio territorio per far capire come una buona pratica amministrativa possa essere in grado di contaminare istituzioni di rango superiore e anche altre realtà territoriali. Mi sembrava giusto dare testimonianza di tutte le battaglie contro il gioco d’azzardo, che insieme all’Arci Empolese Valdelsa, all’amministrazione comunale e ad Avviso Pubblico, abbiamo portato avanti in questi anni. Ho deciso infine di destinare l’intero ricavato delle vendite al sostegno del progetto Calabria avviato dalla sezione soci coop di Empoli, per finanziare in particolare le attività della cooperativa Valle del Marro, che nella piana di Gioia Tauro lavora i terreni confiscati alla mafia calabrese.

Quali sono i temi principali che hai affrontato?

Principalmente ho cercato di far capire come il gioco d’azzardo non produca né cultura né socialità, ma si limiti ad arricchire le tasche di pochi, ad evidente scapito del tessuto sociale. Sono partito dalla mia esperienza personale come consigliere comunale, poi ho raccontato di quel regolamento che abbiamo fatto nel 2009 quando ero assessore, uno dei primi a livello nazionale, che metteva un freno alla proliferazione delle sale da gioco nel territorio comunale. L’esperienza empolese è stata poi traslata, come buona pratica, in Avviso Pubblico, che ha deciso di formare un Gruppo di lavoro sul Gioco d’azzardo, del quale io sono diventato il responsabile. Ho quindi raccontato la prima fase di forte denuncia contro questo sistema, che ha portato poi ad elaborare diverse proposte di legge e a presentare numerosi progetti legati alla lotta alla criminalità e al gioco d’azzardo.

Proposte che sono poi arrivate in Parlamento.

Si, nel 2012 grazie soprattutto al forte impegno dell’On. Laura Garavini, allora capogruppo PD in Commissione Antimafia, ho collaborato a scrivere e a presentare alla Camera, la prima proposta di legge organica sul tema del gioco d’azzardo in Italia, sintesi dei suggerimenti che Avviso Pubblico ha elaborato in questi anni. Il nostro impegno è poi confluito nella Campagna nazionale “Mettiamoci in gioco”, promossa dal CNCA e da altre associazioni, che mira a modificare l’attuale legislazione in materia di regolamentazione del gioco d’azzardo nel nostro Paese, chiedendo pubblicamente ai partiti e ai candidati alle passate elezioni politiche di assumersi questa responsabilità.

Empoli, grazie anche al tuo impegno, in materia di regolamentazione del gioco d’azzardo è diventato un modello nazionale. Cosa avete fatto in particolare?

Il modello empolese è stato quello della politica del fare. Tutte le forze politiche e sociali ad Empoli hanno aderito a questa battaglia. L’Arci Empolese Valdelsa, per esempio, è stata la prima e finora l’unica in Italia, che ha bandito le slot machine dai propri locali. Una scelta per niente banale. Come amministrazione comunale abbiamo poi fatto un regolamento per disciplinare l’apertura e la gestione delle sale, per avere un maggior controllo su tutte le attività di gioco presenti sul nostro territorio. Questo regolamento mira in particolare a diffondere un’educazione al gioco, valorizzandone la sua funzione di aggregazione sociale.

Cosa dovrebbe fare secondo te lo Stato per arginare questo fenomeno?

E’ necessario e non più prorogabile un ripensamento dell’intera normativa in materia di regolamentazione del gioco d’azzardo. In questi anni lo Stato si è molto curato di implementare l’offerta del gioco senza tuttavia curarsi delle degenerazioni da essa prodotte. Bisognerebbe prima di tutto trovare soluzioni concrete per ridurre i rischi sanitari e i costi per la collettività connessi al gioco d’azzardo, con particolare attenzione agli interessi malavitosi, sempre più manifesti, che si annidano in questo articolato settore.

 

A cura di Giulia Migneco

 

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