Gio, 2012-02-23 12:50
Follonica: una stagione culturale con il contributo di Avviso Pubblico. Intervista ad Andrea Benini, vice sindaco e assessore alla cultura del comune di Follonica (GR)
Inizia venerdì 25 febbraio, con la presenza di Giovanni Impastato, la stagione culturale del comune di Follonica intitolata M’innamoravo di tutto, rivolta alla cittadinanza e, in particolare, ai giovani. Nove appuntamenti, da febbraio a luglio, organizzati in collaborazione con Avviso Pubblico, Libera, alcune scuole e associazioni sociali e culturali.
Storie di eventi, come quello del Vajont, e di persone, come Peppino Impastato, Giancarlo Siani e Giorgio Ambrosoli, raccontati da famigliari, magistrati e persone impegnate contro le mafie e per la legalità.
Abbiamo intervistato il vice Sindaco e assessore comunale alla Cultura e alle Politiche giovanili, nonché membro del collegio dei Probiviri di Avviso Pubblico, Andrea Benini, ideatore della stagione culturale.
Com’è nata l’idea di mettere su questa stagione culturale di attività, di eventi?
L’idea di questa stagione culturale nasce nel contesto della creazione del “Consiglio comunale dei giovani”, per dare un’opportunità concreta e sostanziale di partecipazione e sperimentazione dei valori di cittadinanza. Intendiamo coinvolgere la città, per sconfiggere quel senso di indifferenza e apatia tipico di tante persone.
Il titolo è molto particolare. Come vi è venuto in mente e perché lo avete scelto?
Il titolo della stagione culturale è stato tratto da una canzone di Fabrizio De Andrè, “M’innamoravo di tutto”. Molte frasi di quella canzone danno proprio il senso di comunità, di cittadinanza, che va di pari passo con l’amore per la propria città. Il prendersi cura, il non rimanere indifferenti a determinate tematiche, il riappropriarsi di un senso di passione civile, insomma l’appassionarsi della comunità in cui viviamo in uno sforzo di legame e relazione tra destino individuale e destino collettivo.
In base a cosa avete selezionato le esperienze che volevate raccontare?
Il tema è Racconti d’Italia perché credo che la formazione funzioni meglio nella chiave del racconto, delle testimonianze. In questa prima stagione volevamo far luce su alcune esperienze significative del nostro Paese e per questo abbiamo selezionato la vicenda del Vajont, e le storie di Peppino Impastato, Angelo Vassallo, Giancarlo Siani, Giorgio Ambrosoli e Pierpaolo Pasolini. Queste vicende verranno affrontate attraverso la voce di testimoni, di persone che hanno vissuto certi passaggi fondamentali della storia italiana sulla loro pelle, sconvolgendo vite, sogni, aspettative.
Quali saranno i testimoni che interverranno?
Siamo riusciti, grazie anche all’aiuto di Avviso Pubblico, a far venire: Giovanni Impastato, fratello di Peppino, ucciso dalla mafia nel 1978; Dario Vassallo, fratello di Angelo, il sindaco di Pollica ucciso nel settembre 2010; Paolo Siani, fratello di Giancarlo, ucciso dalla camorra nel 1985; Umberto Ambrosoli, figlio di Giorgio Ambrosoli, ucciso a Milano nella notte tra l’11 e il 12 luglio 1979 da un killer assoldato da Michele Sindona. Queste persone, insieme a tante altre, hanno trasformato la memoria in impegno quotidiano nell’affermazione dei valori di civiltà, onestà e giustizia.
Nella presentazione si legge che questa stagione culturale sarà “speciale” anche nelle modalità. In che senso?
Vogliamo che questa serie di eventi sia davvero un percorso collettivo di formazione civile, sperimentando anche nuove forme di e-democracy. Desidereremo che il nostro lavoro non si fermi qui, ma che abbia un prima e un dopo, per poter approfondire alcune tematiche e fare in modo che non sia soltanto un modo per fare memoria del passato. Pensiamo che il raccontare certe vicende rappresenti un impegno di costruzione civile e di lotta quotidiana contro ogni forma di potere, per un futuro migliore.
A cura di Giulia Mignieco