Lun, 2013-01-21 11:40 (Ultimo agg.: Lun, 2013-01-21 12:25)

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Aziende confiscate: cambiare le norme. Avviso Pubblico, Cgil, Libera e altre associazioni scrivono ai segretari dei partiti

Venerdì 19 gennaio, Avviso Pubblico, Arci, Acli, Centro Studi Pio La Torre, Cgil, Legacoop, Libera e Sos Impresa hanno inviato una lettera-appello ai segretari dei partiti e movimenti chiedendo loro di impegnarsi nella prossima legislatura per modificare le norme in materia di gestione delle aziende confiscate alle mafie.
Rendiamo pubblico il testo della lettera:

Alla cortese attenzione di:

On. Pierluigi Bersani, Partito Democratico

On. Angelino Alfano, Popolo della libertà

Dott. Antonio Ingroia, Rivoluzione civile

On. Roberto Maroni, Lega Nord

Sen. Mario Monti, Scelta Civica

On. Pier Ferdinando Casini, Unione di Centro

On. Gianfranco Fini, Futuro e Libertà

On. Nichi Vendola, Sinistra, Ecologia e Libertà

Sig. Beppe Grillo, Movimento 5 Stelle

Nel corso di questi anni è cresciuta nel Paese la consapevolezza che la presenza della criminalità organizzata e delle Mafie nell'organizzazione sociale, in quella produttiva e finanziaria, e nelle istituzioni, rappresenta un vero e proprio cappio al collo che strangola il Paese. L'illegalità economica condiziona in maniera negativa le nostre prospettive di sviluppo sul piano economico, civile e democratico.

La Banca d'Italia, la Direzione Nazionale Antimafia e la Corte dei Conti, nei loro studi più recenti, stimano in oltre 200 Miliardi di Euro l'anno gli affari delle Mafie, con oltre 80 miliardi di utili al netto degli investimenti, e in 60 Miliardi annui il peso che la corruzione esercita sui costi della Pubblica Amministrazione.

Questo fenomeno, oltre a rappresentare una quantità di risorse che, se recuperate, potrebbero garantire un utile e consistente processo di investimenti produttivi, e quindi nuove opportunità di lavoro, incide pesantemente nella vita democratica e spinge le imprese sane verso un processo di emarginazione a vantaggio di un sistema illegale che mortifica le prospettive di crescita.

Dentro questo contesto è cresciuto, nel corso degli anni, il fenomeno delle aziende sequestrate e confiscate alle Mafie. Un fenomeno che riguarda 1.663 aziende e 80.000 lavoratori, coinvolti loro malgrado, da  processi che  determinano sostanzialmente due situazioni:

  • prima del sequestro, una condizione di sfruttamento e negazione dei diritti;
  • dopo il sequestro e la confisca, la perdita del posto di lavoro senza che possano essere utilizzati i necessari ammortizzatori sociali. Su questo ultimo punto cogliamo l'occasione per sottolineare che la recente Legge Fornero sul Mercato del Lavoro ha abrogato la norma che disciplinava l'accesso agli ammortizzatori sociali per i lavoratori esposti a problemi di ordine pubblico (ex art. 3 comma 5-bis della Legge del 23 Luglio 1991, n.223, abrogato dalla Legge 28 Giugno 2012, n.92).

Sottolineiamo, inoltre, che dall'inizio della crisi, cioè dal 2008, questo fenomeno è cresciuto del 65% e che riguarda tutte le regioni italiane.

Una situazione devastante, perchè oltre ad impedire il riutilizzo legale di questi beni e del relativo potenziale produttivo, come giustamente la Legge Rognoni-La Torre aveva in maniera lungimirante individuato, veicola il messaggio pericoloso secondo il quale “con la Mafia si lavora mentre quando arriva lo Stato questa possibilità viene negata”.

Una situazione sulla quale riteniamo si debba intervenire rapidamente.

Le ragioni che hanno determinato questo fenomeno sono molteplici, ma innanzitutto risiedono nella carenza della azione legislativa, che invece di far leva sulla straordinaria esperienza condotta dalle associazioni antimafia, dalle organizzazioni sindacali e da alcune associazioni di impresa, non  rende disponibili, come sarebbe necessario, strumenti adeguati di sostegno e di accompagnamento all'impresa con l'obiettivo di ricostruire una prospettiva di legalità produttiva. Ad oggi non sono disponibili neppure strumenti di base come il coordinamento fra gli organi dello Stato e le parti sociali che tante volte hanno consentito, nei casi ad esempio di difficoltà aziendali o di fallimenti, di trovare soluzioni nell'interesse generale e dei lavoratori coinvolti.

Di fronte a tutto ciò le scriventi Associazioni hanno ritenuto urgente e necessario lanciare una campagna di raccolta di firme per sostenere una Legge di Iniziativa Popolare che, facendo tesoro delle esperienze, colmasse i vuoti esistenti e restituisse slancio ad una azione di riutilizzo di questi beni aziendali, con la quale rafforzare la lotta alle Mafie e costruire nuove opportunità di lavoro e di economia legale.

Con questa lettera, in una fase importante per il Paese chiamato a rinnovare il Parlamento e a dare vita ad un nuovo Governo, Vi chiediamo di esprimere condivisione di questi propositi e di assumere nella prossima legislatura l'impegno a portare in Parlamento la discussione sulla Legge di Iniziativa Popolare che alleghiamo a questa nostra lettera.

In attesa di un Vostro autorevole riscontro

Cordiali Saluti

Firmano la lettera:

Arci

Acli

Avviso Pubblico. Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie

Centro Studi Pio La Torre

Cgil

Legacoop

Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie

Sos Impresa.

 

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