Mer, 2011-09-28 12:10

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Festa della legalità e della responsabilità a Ferrara. Il resoconto delle varie iniziative

Sala Estense, mercoledì 21 settembre. Nella foto, da sinistra: Dalia Bighinati, Dario Vassallo, Antonino Iannazzo, Carolina Girasole, Tiziano Tagliani e Franco Corradini.
Centro di promozione sociale "Il Melo", giovedì 22 settembre. Dibattito con la scrittrice Isoke Aikpitanyi e la ricercatrice Orsetta Giolo.
Nella foto, da sinistra: Raffaele Cantone, Pierpaolo Romani, Roberto Alfonso (fonte:www.estense.com)
Dibattito sul calcio scommesse, venerdì 23 settembre. Nella foto, da sinistra: Damiano Tommasi, Erio Iori. (fonte:www.estense.com)
Dibattito Legalità ed economia, sabato 24 settembre.  Nella foto, da sinistra: Rocco Sciarrone, Gianfranco Donadio e Marco Nebiolo. (fonte:www.estense.com)

Si è conclusa sabato 24 settembre la Festa della legalità e della responsabilità organizzata dal Comune di Ferrara in collaborazione con Avviso Pubblico e Libera Ferrara. “Uniti per sconfiggere l’illegalità e le mafie” è stato lo slogan scelto per questa seconda edizione.

Sono stati quattro giorni di incontri, proiezioni, dibattiti e cene della legalità, per approfondire i fenomeni dell’illegalità, della presenza mafiosa anche nel Nord Italia e per comprendere di quali anticorpi dotarsi per combatterla e prevenirla.

La festa si è aperta mercoledì 21 settembre nel ricordo di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica-Acciaroli, ucciso il 5 settembre dell’anno scorso. E’ stata un’occasione non solo per ricordare la figura del sindaco “pescatore”, sempre in primo piano nella difesa del territorio dalla criminalità e dall’abusivismo, ma anche per presentare delle testimonianze di amministratori pubblici, sia del Nord che del Sud. Alla Sala Estense, moderati da Dalia Bighinati, giornalista di Telestense, erano presenti: Tiziano Tagliani, sindaco di Ferrara, Antonino Iannazzo, sindaco di Corleone, Carolina Girasole, sindaco di Isola Capo Rizzuto, Franco Corradini, assessore di Reggio Emilia e Dario Vassallo, fratello di Angelo e presidente della fondazione che ne porta il nome. “Angelo Vassallo non è una vittima – ha spiegato il fratello - ma un semplice cittadino che ha scelto di dedicarsi all’amministrazione pubblica per portare la propria serietà e professionalità in aiuto dei concittadini”. Il sindaco di Corleone ha raccontato gli ostacoli quotidiani del suo lavoro: “La mafia c’è ancora – chiarisce Iannazzo – le famiglie di Riina, Provenzano e Bagarella abitano sempre lì, ma i cittadini onesti si sono stancati di sentirsi appellare come “mafiosi” ed è in atto una grande ribellione”. Anche il primo cittadino di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole, ha illustrato le difficoltà che la sua amministrazione comunale deve affrontare: “In campagna elettorale volevano tutti il cambiamento, ora che abbiamo iniziato ad applicare le regole siamo rimasti pochissimi. L’amministrazione non è gradita: in quattro giorni ci hanno incendiato tre macchine”. Il sindaco di Ferrara Tagliani e l’assessore Franco Corradini hanno parlato della loro realtà locale, mondi che sembrano agli antipodi rispetto a quelli siciliani e calabresi, ma che a ben guardare sono più vicini di quanto non si pensi “Noi ci sentiamo superiori ma dobbiamo ricordarci che non esiste un vaccino contro l’illegalità e credere di possedere gli anticorpi non è una forza ma una debolezza” hanno affermato i due amministratori.

Giovedì 22 settembre vi è stato l’incontro dal titolo Sistema mafia durante il quale è stato presentato il libro I Gattopardi. Economia e vita quotidiana nelle terre del crimine organizzato di Raffaele Cantone, consigliere della Corte di Cassazione, in dialogo con il Procuratore della Repubblica di Bologna, Roberto Alfonso. A moderare il dibattito è stato Pierpaolo Romani, Coordinatore Nazionale di Avviso Pubblico. “Le mafie non aspirano più alla sopraffazione, cercano piuttosto il consenso - ha esordito Raffaele Cantone – nessuno può più dire che la mafia non esiste anche se sono molti coloro che ancora si rifiutano di guardarla in faccia”.

Cantone ha spiegato che il volto del mafioso è cambiato: “Oggi il mafioso non ha più coppola e lupara ma spesso veste i panni del professionista: dall’imprenditore all’architetto, dall’avvocato al medico, ed è in questi ambienti che cerca il consenso per consolidare il proprio potere”. Un volto nuovo, quindi, quello delle mafie contemporanee che non tutti sono abituati a riconoscere. “E’ necessario imparare a cogliere determinati segnali – sollecita il procuratore Alfonso – la banca che riceve 500 mila euro in contanti, il negoziante notoriamente senza clienti che gira con il Ferrari, la nascita nello stesso quartiere di quattro-cinque compro oro, per esempio, sono tutti segnali che devono destare qualche sospetto”.

In serata vi è stato l’incontro con la scrittrice Isoke Aikpitanyi e la ricercatrice dell’Università di Ferrara, Orsetta Giolo, sui Flussi migratori, storie di vita e di tratta all’ombra dei cambiamenti geopolitici globali. Si è parlato dell’ultimo libro di Isoke che parla della tratta delle ragazze africane in Italia. Un libro che non avrebbe voluto scrivere, ma che era l’unico modo per farsi sentire sia dalle vittime che da tutte le altre persone, un libro per il quale ha anche ricevuto diverse minacce dai trafficanti di schiavi.

Venerdì 23 settembre, si è svolto il dibattito Sport e legalità. Dal caso Bergamini al calcio scommesse. Sono intervenuti Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori e Erio Iori, rappresentante dell’Associazione Italiana Arbitri. A moderare il dibattito è stato Massimiliano Castellani, giornalista sportivo del quotidiano Avvenire il quale, introducendo agli ospiti l’irrisolto caso Bergamini ha affermato: “Quando fu trovato sulla statale ionica Denis Donato Bergamini, giocatore del Cosenza, la dignosi fu immediata: suicidio. Non venne mai compiuta nessuna indagine a proposito nonostante i tantissimi elementi che stridevano contro la verità ufficiale”. La tragedia Bergamini, la cui inchiesta è stata riaperta dopo ventidue anni, pare essere legata al mondo delle scommesse, forse ad eventuali traffici di droga a cui il ragazzo non voleva partecipare. “Quando le retrocessioni vengono decise a tavolino – racconta Tommasi – quando le partite non vengono giocate per il risultato sportivo, i ragazzi devono imparare a non cedere alle pressioni. Oggi fare calcio significa vendere e comprare giocatori, controllare società a scopo di lucro”. L’arbitro Iori parlando di Calciopoli ha affermato: “Quando esplose lo scandalo pensai di andarmene ma alla fine decisi di restare per dimostrare che il calcio può e deve essere qualcos’altro”.

In serata si è svolto un incontro-dibattito sul tema Informazione e Costituzione durante il quale sono intervenuti: Alberto Spampinato, coordinatore nazionale di “Ossigeno per l’Informazione”, Paolo Veronesi, docente di Diritto Costituzionale dell’Università di Ferrara e David Oddone, giornalista e autore di “Mafie a S. Marino”.

Sabato 24 settembre, ultimo giorno della festa, si è svolto il dibattito intitolato Legalità ed economia. Alleanze nell’ombra con Rocco Sciarrone, docente dell’Università di Torino, Gianfranco Donadio, Procuratore Nazionale Aggiunto Direzione Antimafia e Marco Nebiolo, giornalista di Narcomafie. Sciarrone dopo aver presentato i contenuti della ricerca che ha recentemente pubblicato per Donzelli, ha dichiarato: “Prima la mafia veniva sottovalutata ora le sono state costruite attorno le sembianze del mostro: l’esasperazione in entrambi i casi è fuorviante, non promuove strategie di contrasto efficienti”. Anche Donadio si è mostrato d’accordo nel ridimensionare la superpotenza delle organizzazioni criminali: “E’ sbagliato ritenere che i mafiosi posseggano spiccate capacità manageriali. Il problema è che la crisi economica non aiuta la lotta contro questi fenomeni: oggi i mafiosi vengono accolti dagli imprenditori che hanno bisogno di aiuto quindi non devono più agire con prepotenza”.

La Festa si è conclusa con l’incontro Ferrara-Palermo. Andata e ritorno. Giovani viaggiatori nelle terre confiscate alla mafia, dove alcuni giovani ferraresi hanno raccontato le loro testimonianze di un’estate passata insieme ai giovani del Sud che lavorano nelle cooperative di Libera.

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