Lun, 2014-03-31 11:45

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“Le mafie fuori dal Comune”. Il resoconto del Seminario organizzato da Avviso Pubblico a Latina

Un momento del seminario

“Le mafie fuori dal Comune. Come prevenire e contrastare l’infiltrazione mafiosa negli enti locali”. E’ stato questo il tema del seminario di approfondimento organizzato da Avviso Pubblico, che si è svolto presso la Sala del Consiglio Comunale di Latina, dopo la celebrazione della XIX Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie.

Ad aprire il dibattito, moderato dal giornalista di Avvenire, Vincenzo Spagnolo, è stato il Sindaco di Latina, Giovanni Di Giorgi, il quale ha sostenuto: “La presenza oggi di migliaia di cittadini è il segno che la città di Latina ha avuto un netto cambiamento rispetto al passato, ha sentito la volontà di ripartire cercando di far fiorire un nuovo seme, trasmettendo ai giovani la cultura della legalità”. “La criminalità organizzata è una presenza che non possiamo nascondere - ha concluso il Sindaco - ma dobbiamo combattere ogni giorno con grande impegno per vincere questa battaglia”.

A seguire il saluto del Prefetto di Latina, Antonio D’Ancunto: “Il nostro territorio è ricco di risorse e proprio per questo è fortemente esposto agli interessi della criminalità organizzata. Ma la giornata di oggi è stata un’occasione per tutti i cittadini, e soprattutto per i tanti giovani, di fare da argine alle infiltrazioni delle organizzazioni mafiose”.

Enzo Ciconte, storico e docente universitario, è invece entrato nel vivo del dibattito: “Le mafie hanno da sempre cercato di avere rapporti con l’amministrazione pubblica. Già nel 1869 veniva sciolto per mafia il comune di Reggio Calabria. Questo dimostra quanto i tentativi di avere rapporti con gli ambienti istituzionali venga da molto lontano”.

“Negli ultimi anni però le cose sono cambiate – ha continuato Ciconte - i mafiosi sono andati direttamente dentro le amministrazioni comunali, hanno preso il potere, e non solo al Sud. Gli ultimi casi di comuni sciolti per mafia riguardano le regioni del Nord, l’ultimo in provincia di Milano, a conferma del fatto che questo inizia ad essere un problema nazionale”.

“Leggetelo quest’ultimo Rapporto di Avviso Pubblico Amministratori sotto tiro perché vi fa capire come e perché i sindaci e i funzionari pubblici consapevoli e responsabili sono diventati il bersaglio principale delle mafie. Dobbiamo contrastare l’idea che tutti quanti gli amministratori sono ladri, mafiosi e corrotti, – ha concluso Ciconte - dobbiamo saper distinguere, sostenendo quegli amministratori che fanno il loro dovere e contemporaneamente contrastare chi non lo fa”.

Giampiero Cioffredi, Presidente dell’Osservatorio tecnico-scientifico per la sicurezza e la legalità della Regione Lazio, ha dichiarato: “Nel Lazio per troppo tempo abbiamo minimizzato il fenomeno dando la possibilità alle mafie di proliferare e radicarsi. Solo negli ultimi due anni, a seguito dei 1500 sequestri - 1000 aziende e 500 beni confiscati - per la prima volta nella nostra Regione abbiamo nominato tutti la parola mafia”. “Evocare la legalità non basta più – ha concluso Cioffredi - c’è bisogno di fare un vero patto contro le mafie, offrire un terreno di confronto nuovo, far capire che la legalità conviene. La politica non può avere equivoci”.

Al seminario di Avviso Pubblico è intervenuto anche Giuseppe Pignatone, Procuratore della Repubblica di Roma, il quale ha affermato: “Mi piacerebbe che le indagini diventassero oggetto di studio, venissero analizzate, affinchè tutti possano conoscere meglio il fenomeno e capire cosa possiamo fare per evitare che le mafie entrino nei comuni e condizionino l’economia. I magistrati e le forze dell’ordine – ha proseguito il Procuratore – devono fare il loro dovere, ma è necessario che una volta iniziato il processo intervengano le forze sane di una società, altrimenti tutto tornerà come prima. Ascoltando alcuni collaboratori di giustizia in Calabria, abbiamo scoperto che se prima dalle nostre inchieste i politici si vantavano di girare in pizza con i boss, oggi evitano di farsi vedere con loro – ha concluso il Procuratore – perché lo ritengono uno scandalo. Quando si riuscirà a far capire a tutti che andare in piazza con il boss fa perdere i voti avremo vinto la nostra battaglia”.

A concludere il dibattito è stato il Presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà, il quale ha dichiarato: “Bisogna prendere coscienza e consapevolezza, leggere il fenomeno delle mafie in maniera approfondita, alzare il livello di attenzione soprattutto nelle Regioni a bassa densità mafiosa, che sono quelle dove le mafie fanno i più grandi affari”.

“Ogni volta che un amministratore locale smette di fare politica in una logica di servizio quella è una sconfitta per la democrazia – ha continuato Montà -. Abbiamo la necessità di costruire delle condizioni per cui si rompa il patto malato tra mafia e politica sul tema del consenso. Questa è la differenza che possiamo fare tutti insieme, recuperando la partecipazione alla vita politica. Se noi riusciamo a costruire una classe dirigente responsabile – ha concluso il Presidente di Avviso Pubblico - creeremo le condizioni per rompere quell’humus sociale che è la vera base su cui le mafie prosperano”.


La galleria fotografica completa dell'evento su Flickr:

Sotto i collegamenti ai video del Seminario (sul canale Youtube di Avviso Pubblico):

 

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